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Per Forlani, senatore Udc «si rischia di disorientare l'elettorato cattolico» Malan (FI): «Così avvantaggiamo l'Ulivo»

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E qualcuno all'interno dei partiti del centrodestra (quelli dai quali il progetto dell'irpino ha già cominciato a drenare energie) inizia a temere che la manovra neo-centrista dell'ex deputato dell'Udc possa sottrarre voti a tutta la Cdl. O a qualunque altra cosa la maggioranza deciderà di essere nel 2006. Che cosa farà Rotondi di questa nuova formazione però ancora non è dato saperlo. Tutto farebbe credere che, essendo l'ex Udc da sempre molto vicino a Silvio Berlusconi, l'epilogo naturale del nuovo partito dovrebbe essere l'approdo al soggetto unitario del centrodestra. Qualcuno però comincia a dubitarne e nei palazzi della politica circolano voci di un coinvolgimento del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni che Rotondi vorrebbe mettere a capo di un terzo Polo in concorrenza proprio con Berlusconi. I segnali ci sarebbero tutti, tanto che l'incontro di qualche giorno fa tra Formigoni e i centristi Cutrufo, Giovanardi e Buttiglione per un convegno sul Ppe a Milano sembra essere stata l'occasione per parlarne. Mauro Cutrufo, che dopo la rottura con Follini si è subito messo ad organizzare il congresso di sabato, non lo conferma apertamente, ma qualcosa lascia intendere. Giovanardi e Buttiglione invece non vogliono assolutamante parlarne, anzi evitano l'argomento in tutte le maniere. I primi di luglio ci sarà il congresso del loro partito e forse non è opportuno esporsi prima di quella data, quando lo stato maggiore dell'Udc dovrà confrontarsi con «il problema Rotondi» anche se nessuno tra i centristi della maggioranza per il momento ne parla in questi termini. Anzi il portavoce di Marco Follini, Paolo Messa, fa l'in bocca al lupo ai suoi «amici-nemici» dicendo che «comunque alla fine sarà l'elettorato a decidere». Un altro Udc lancia invece un allarme. Il senatore Alessandro Forlani teme che l'operazione di Rotondi e Cutrufo rischi di disorientare l'elettorato cattolico. Concordi con lui sono pure il senatore di An Riccardo Pedrizzi e il vicepresidente di Forza Italia a Palazzo Madama Lucio Malan. Ma andiamo con ordine. E partiamo dall'Udc, che è quello più a rischio. Forlani, che pure dice di condividere alcune delle critiche di Cutrufo sul fatto che il partito sia «troppo verticistico», non accetta comunque l'idea che si crei «una formazione alternativa con il richiamo agli stessi valori». «Uscire dall'Udc significa indebolire la nostra esperienza democristiana», dice. Per questo il senatore lancia un ultimo appello a Cutrufo e Rotondi a «restare tutti insieme, altrimenti - teme - ci rimettiamo tutti quanti». Ma chi dovrebbe avvantaggiarsi della «dispersione di voti» dell'elelottarato moderato e cattolico? Per Lucio Malan «il centrosinistra, naturalmente». Il responsabile propaganda di Forza Italia invita Rotondi & Co. a non sopravvalutare troppo le loro forze. «Se pensano ad una riedizione della vecchia Dc, non vanno lontano», dice il senatore azzurro invitando i post-democristiani ad aderire al progetto unitario di Berlusconi. E con un calcolo matematico spiega il perché: «Se è vero quello che dicono e cioè che i cattolici sono tutti quelli che si sono astenuti all'ultimo referendum, allora sommando il 74% dei non votanti al 2% di persone che hanno votato no, la Dc oggi dovrebbe avere un bacino elettorale del 76%. Mi sembra troppo ottimistica come valutazione e forse c'è un po' di strumentalizzazione». L'idea della strumentalizzazione dell'esito referendario la intravede pure Riccardo Pedrizzi, presidente della commissione Finanze al Senato. «Nell'attuale sistema bipolare non c'è assolutamente spazio per una vecchia Dc e per un vecchio centrismo democristiano. Rotondi rischia solo di provocare una frammentazione nel centrodestra con un'inevitabile dispersione di voti. La sua idea sarebbe fattibile solo se non ci fosse il maggioritario». Sarà per questo che i neo-dc non vedono l'ora di tornare al sistema proporzionale.

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