«Il centrodestra deve andare oltre»

I risultati positivi ottenuti non sono sufficienti, non ci si può limitare all'autocompiacimento. È la sollecitazione che Pier Ferdinando Casini ha rivolto alla Casa delle Libertà dal palco dell'assemblea che, all'Eur, celebra il decennale di An. Il presidente della Camera è l'ospite d'onore ed è presentato come «un grande amico di An» e accompagnato al podio da Gianfranco Fini. E, a sottolineare di più il feeling, è lo stesso leader centrista ad aprire il suo intervento con un ricordo di Pinuccio Tatarella, ispiratore di An, e un tributo al ministro degli Esteri. «Gli posso solo dire: grazie per la tua amicizia, che sempre mi ha sorretto. È contraccambiata oggi e lo sarà domani». E, proprio sull'orizzonte di quel domani, Casini gioca tutto il suo intervento. A Berlusconi, «ma anche a noi», spiega, va il «merito non piccolo» di aver dato vita al Polo, 10 anni fa, che ha realizzato anche in Italia «la democrazia compiuta». Ma, 10 anni dopo, bisogna andare oltre «l'autocompiacimento», bisogna «fare di più», riconoscendo che non basta quello che di buono si è fatto, che il centrodestra è ancora «a metà del guado», perché il sistema politico non si è abbastanza trasformato e i partiti non convincono i cittadini, soprattutto i giovani. «Dunque — dice Casini — non ci possiamo fermare, dobbiamo andare avanti». E guai a pensare di godere delle «rendite di posizione del passato, sono e saranno sempre più residuali». Piuttosto, i partiti della Cdl «hanno la responsabilità di essere all'altezza della spinta innovativa» di 10 anni fa. Che cosa non è andato? «In questi anni in Italia non si è sedimentato un radicamento culturale e ideale del centrodestra», risponde il presidente della Camera, che pure rivendica «con orgoglio» le scelte giuste fatte su questioni «vitali» come l'Europa e i rapporti con gli Usa. Ma ci sono anche «limiti» che Casini si incarica di segnalare e che si possono riassumere nella mancanza del coraggio dell'innovazione. Troppo poco, spiega, il sostegno alla ricerca; troppo timide le soluzioni per tutelare i consumatori e migliorare la qualità dei servizi; troppo scarsa la fiducia nei processi di liberalizzazione davanti a tariffe tanto elevate da soffocare i cittadini. E ancora: troppo pochi gli investimenti nei settori produttivi ad alto contenuto tecnologico, come gli sforzi per attrarre capitali dall'estero o trovare un equilibrio più avanzato tra sviluppo e difesa dell'ambiente. Un discorso che, rovesciato, assomiglia tanto a un programma di governo per il 2006 e oltre. Forse anche per questo Casini fa una mezza apertura al partito unico della Cdl, a cui punta Berlusconi. «Capisco le perplessità, anche fondate, sul partito unico, ma anche procedere in questo modo non aiuta» a tenere insieme il «popolo dei moderati». E allora servirà «lo stesso coraggio e lo stesso entusiasmo di Fiuggi», spiega il leader centrista, per «aprire una nuova via alla politica della Cdl», che chiuda con le dispute interne e consenta un vero «salto di qualità». Una trasformazione utile non solo al centrodestra ma anche alla coalizione avversaria nel sistema bipolare. Casini ne è convinto e perciò rivolge un monito anche all'Alleanza Democratica. «Basta con le ossessioni. Tanti moderati devono emanciparsi dall'ossessione del comunismo. Ma la sinistra deve liberarsi dall'ossessione di Berlusconi e anche di certi "doppiopesismi" inaccettabili». Quali siano Casini lo spiega subito, quando indica la strada della «modernizzazione del sistema politico» e fa un riferimento indiretto alle polemiche sulle nomine nelle autorità di garanzia: stop agli «stereotipi del passato, guai a pensare che le nuove parole d'ordine siano solo ricette tecnocratiche o formule di rito di certi poteri forti, forse più per tradizione che per altro, che si sentono gli unici legittimati a dare patenti di onestà, competenza, indipendenza e professionalità».