Prodi cerca di far pace con Bertinotti

Come? O prendendo altro tempo (Boselli) oppure esportando il modello delle primarie dalla Puglia alla Lombardia e anche alla Basilicata (Pecoraro Scanio). Il punto che sembra emergere è il fatto che finora tutti i candidati scelti sono dell'Ulivo, non ci sono esponenti di partiti che non siano targati Ds, Margherita o Sdi. Per questo nessun leader ha fatto cedimenti rispetto alla propria linea: per primo Mastella, che non ha esitato a respingere ogni forma di compensazione rispetto all'obiettivo principale di un candidato governatore. Nei ragionamenti che si fanno però prevale uno sforzo di stemperare il sovraccarico di tensioni delle settimane passate. La disponibilità di Bertinotti a partecipare al vertice di oggi e ad accettare le primarie per la scelta del candidato anti-Fitto va sicuramente in questa direzione. Il leader di Rifondazione anche stavolta ha avuto rassicurazioni, anche se dopo aver fatto le sue minacce: «La coalizione deve mostrare di avere la capacità di mettere a frutto tutte le sue risorse, altrimenti il rischio è la crisi». «Sia per la genesi che per la sua natura, la candidatura di Nichi Vendola ha assunto il carattere di una cartina di tornasole dello spirito della coalizione. Ora - continua il leader comunista - si potrà verificare la capacità della Grande alleanza democratica di valorizzare e di far valere tutte le componenti che ad essa fanno riferimento nella politica, nell'associazionismo e nella società civile». Se la coalizione non scegliesse Vendola quale candidato presidente alla regione Puglia, secondo Bertinotti «si manifesterebbe un fattore di crisi, che del resto sottolineerebbe ulteriormente una difficoltà che c'è nella coalizione. Penso alle tante forme di critica per l'insufficiente grado di partecipazione espresse da associazioni e organizzazioni della società civile, penso al disagio espresso da figure importanti della coalizione, da ultimo Michele Santoro. Se questa questione non si risolvesse positivamente, questi elementi latenti di difficoltà porrebbero un problema politico riguardante il modo in cui l'Alleanza organizza la sua rappresentanza e partecipazione». Fassino invita gli alleati a rimboccarsi le maniche e «a mettere da parte le proprie gelosie». Le esigenze di ciascuno, ha detto, sono legittime «fino a quando non oscurano il tutto». È tornato Prodi «colmando un vuoto» e attorno al leader ritrovato «dobbiamo dislocare una classe dirigente che noi abbiamo e il centrodestra non ha». A cominciare, naturalmente, dalle regionali. La Gad è più avanti del centrodestra - ragiona Fassino - avendo scelto 11 dei 14 candidati: non tutti possono avere un candidato governatore, ma Fassino ritiene sia possibile trovare soluzioni adeguate, non cercandole soltanto tra i candidati presidente «ma considerando anche altri incarichi istituzionali». Quello di Fassino è sicuramente un discorso erga omnes, ma ha trovato orecchie sensibili soprattutto dalle parti dell'Udeur. Anche se ancora non basta.