colloquio con FRANCO BECHIS, GIANNI SARROCCO e LAURA DELLA PASQUA UNA ...

In calce una firma, quella del presidente della commissione Ue, Romano Prodi, che è anche una condanna. Perchè mette se non l'ultima, la parola decisiva sulla guerra del tabacco che ha spaccato in due l'Europa. Respinge la proposta di mediazione avanzata dal ministro italiano delle politiche agricole e forestali, Giovanni Alemanno, per evitare di mettere ko un comparto, quello della coltivazione e della lavorazione del tabacco che solo in Italia occupa 135 mila addetti. La commissione aveva deciso di togliere dall'oggi al domani tutti i finanziamenti al settore. Lasciandoli ai paesi che li ricevevano, a patto però di usare quelle risorse per fare altro. Porte in faccia alla mediazione di Alemanno, che prevedeva di salvare attraverso una formula tecnica (quella del cosiddetto «disaccoppiamento parziale degli aiuti») almeno una parte degli aiuti. Da questo caso parte l'intervista a Il Tempo del ministro Alemanno. Che non si ferma qui. E dalla crisi del tabacco passa per la crisi stessa dell'Europa alla vigilia del nuovo ingresso di 10 paesi dell'Est. E approda naturalmente alla crisi, tutta politica (e chissà se di crescita) del centro-destra italiano. Altro tipo di guerra, dove sembra esserci più arrosto che fumo. Come quella fra Giulio Tremonti e Gianfranco Fini. Partiamo dal tabacco. Che cosa è successo con la commissione europea? Nonostante tutte le pressioni che abbiamo fatto, centro destra, centro sinistra, sindacati, nonostante il Parlamento europeo fosse d'accordo, Romano Prodi e la sua commissione ci hanno detto no, per un fatto puramente ideologico. E cioè? Ideologico, in nome di una lotta ideologica contro il fumo si mette in ginocchio un settore, quello della coltivazione e della trasformazione del tabacco che solo in Italia offre direttamente 65 mila posti di lavoro (con l'indotto 135 mila posti). Ideologico perchè quei soldi che vengono tolti non vengono risparmiati dalla commissione. Rimangono in Italia, ma non possono essere utilizzati per il tabacco, altrimenti ci contestano l'aiuto di Stato. Così decretano la morte della filiera del tabacco. Creando una grave crisi occupazionale soprattutto in Umbria e in Campania. Ma il settore del tabacco non ce la fa con le sue gambe? Non è un comparto totalmente assistito, ma senza sostegno europeo di fatto è in perdita, e le entrate non coprono la spesa occupazionale. Colpa vostra. A forza di fare i proibizionisti al governo, si finisce così... Su questa battaglia abbiamo cercato di coinvolgere anche il nostro ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Che ha detto ai suoi colleghi di essere naturalmente disponibile a concordare insieme la battaglia contro il fumo. Ma perchè allora concentrare tutta la repressione solo sugli agricoltori? Lo si faccia anche sul commercio, sul marketing, no? Perchè alla fine questa Europa che cancella la coltivazione del tabacco abbassa il dazio di importazione del tabacco da paesi terzi. Quindi il proibizionismo non c'entra proprio nulla... C'è quindi solo il Prodi proibizionista? La commissione europea è un organismo soprattutto tecnico, tanto vero che un organismo politico come il Parlamento europeo sul tabacco ha deciso altro. Di fatto sul tabacco c'è stato un blocco dei paesi nordici (non la Francia) che ha condizionato pesantemente la commissione. Prodi si è fatto stringere dalla morsa del nord contro Sud. E sull'agricoltura ora arriva il terzo protagonista, l'Est, che rischia di complicare le cose, no? In parte sì, il rischio c'è. Soprattutto perchè in un Consiglio a 25 con questi metodi sarà ancora più difficile riuscire a formare una volontà politica comune. Allora partita chiusa sul tabacco? No, c è ancora una possibilità: la riunione del Collegio dei Commissari Europei il 20 aprile, prima dell'ultimo consiglio agricole europeo utile. In quell'occasione il presidente Prodi e tutta la Commissione possono rivedere le proprie posizioni e dare mandato a Fischler per negoziare una soluzione accettabile per l'It