«Il fisco faccia pagare calciatori e manager»

..Lo Stato deve far rispettare a tutti, nello stesso modo, le leggi civili, penali e tributarie». Victor Uckmar, professore di Diritto tributario all'Università di Genova, boccia in pieno il decreto salva-calcio. Esprime un giudizio «assolutamente negativo» sul prospettato decreto «spalma debiti» per oltre 500 milioni di euro a titolo di Irpef (imposta sulle persone fisiche gravante sui dipendenti) dovuti dalle società di calcio (quali sostituto d'imposta), che «non risolverebbe, ma al massimo rinvierebbe parzialmente la crisi finanziaria, provocando grande disagio per i contribuenti onesti». Sottolinea quindi «l'obbligo dell'amministrazione finanziaria di procedere all'esecuzione forzata nei confronti di giocatori e manager che percepiscono le somme in quanto effettivi debitori dell'Irpef tentativamente scaricata per effetto di un rapporto contrattuale, al di fuori del fisco, con le società». Se le società dovessero presentare il condono fiscale, che possibilità avrebbero di sopravvivere? «Sopravviverebbero malamente. La soluzione si deve trovare in un altro modo: lo Stato deve prelevare i soldi dei dipendenti (calciatori e manager) che hanno percepito le somme sulle quali deve essere applicata l'Irpef. Sia ben chiaro che i veri debitori sono i calciatori. L'Irpef è un'imposta che grava su chi percepisce le retribuzioni e mi chiedo perché non si sia agito prima nei confronti di queste persone, che non sono affatto dei barboni. Da anni non pagano i tributi da loro dovuti. La società è il sostituto d'imposta, ma nel caso non abbia provveduto al pagamento, c'è il sostituito, che è corresponsabile». Che cosa ne pensa del compromesso proposto da Berlusconi (sì al decreto salva-calcio, ma con penalizzazioni e interessi nei confronti dei club che ne beneficiano)? «È una cosa vergognosa, non da Paese civile: il governo interverrebbe per la terza volta con provvedimenti disastrosi anche per l'immagine del Paese e senza un risultato definitivo: si determinerebbe solo un rinvio del versamento, non l'eliminazione dell'obbligazione. Siamo in presenza di un'aperta violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Viene favorita una certa categoria e vengono beffati sia tutti i contribuenti onesti sia le società calcistiche che hanno effettuato il versamento o, in mancanza, hanno subito il fallimento, come è avvenuto per Ischia, Fiorentina e Monza. Il decreto salva-calcio non risolve nulla, consente solo ai politici di rinviare la questione. Ma fra cinque-dieci anni in che modo pagheranno le società, se non hanno i soldi?». Il ministro Maroni ha sospettato che lo psicodramma dell'Olimpico sia stato architettato dai tifosi a sostegno del decreto salva-calcio. Che cosa ne pensa? «Può essere vero. Ma il fatto è che, nonostante la sceneggiata, il debito rimane. Lo Stato deve seguire la strada maestra e far pagare gli effettivi debitori».