Scende il gelo con l'estrema sinistra

Piero Fassino, come promesso, è stato contestato dall'ala estrema del movimento pacifista e costretto a uscire dal corteo di Roma. Il leader dei Ds, che conosceva le difficoltà che lo attendevano, ha però tenuto duro e, bandiera arcobaleno al collo, ha detto convinto: «Questo è il mio posto, chi vuole dividere è minoranza». Alla vigilia di una campagna elettorale senza esclusione di colpi, e in cui appare da giorni evidente che gli alleati minori dell'opposizione faranno la corsa sui Democratici di sinistra. Pesa, a fine giornata, la dura presa di posizione del «Botteghino», che accusa una parte degli alleati di «aver scelto la via della divisione». Il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti dice che il corteo à accogliente, ma avverte Fassino e Rutelli: «Oggi hanno un problema». Il verde Paolo Cento spiega che i riformisti arrivano in ritardo rispetto al movimento pacifista. Ironico il numero uno del Pdci Oliviero Diliberto che invita Ds, Margherita e Sdi a riflettere: «Non infierisco, ma guardino quanta gente c'è in piazza oggi e pensino all'esito della manifestazione bipartisan di giovedì, alla quale erano presenti 30 persone». Ruvido Antonio Di Pietro, per il quale bisogna «mandare a casa gli incoerenti. Poi l'ingresso nel corteo, i tafferugli e l'uscita di scena che, assicura, «era stata prevista». A fine serata la dura nota del partito che condanna contestazioni e violenze. «Fra quanti hanno scelto la via della divisione - scrive la segreteria - si sono distinti alcuni esponenti di forze alleate nella stessa coalizione di centrosinistra. Sarà bene che queste personalità, spesso elette sotto le insegne dell'Ulivo, e le forze che esse rappresentano, se ne assumano la responsabilità. Soprattutto - conclude la Quercia - se intendono perseguire coerentemente la strada dell'unità del centrosinistra, valore che non può vivere solo nelle parole ma deve vivere nei fatti». Ma poi chiama Fausto Bertinotti per ringraziarlo «delle parole unitarie» sulla presenza della Quercia al corteo pacifista. Per il resto le distanze sembrano incolmabili. «Mi sembra del tutto fuori luogo etichettare come squadrismo politico una legittima forma di espressione del dissenso» afferma in una dichiarazione il portavoce dei Disobbedienti Francesco Caruso. E il verde Paolo Cento aggiunge: «È singolare che si accomuni il diritto di critica e anche di fischio con le aggressioni fisiche». E poi invita a «evitare le liste di proscrizione, come successe nel 2001, e che portò alla sconfitta elettorale». «Le divisioni - spiega Cento - sono state create da chi ha dato in Parlamento un voto non comprensibile alla maggioranza del popolo del centrosinistra». «Il punto - prosegue - è come si costruisce un'alleanza; occorre un compromesso tra le forze pacifiste e la lista moderata di Ds e Margherita, e non nuove divisioni o liste di proscrizione».