«IL PROGRAMMA di governo va avanti» a partire dalla riforma dell'ordinamento giudiziario che andrà «approvata ...

Così Giuseppe Gargani, responsabile giustizia di Forza Italia, sintetizza il senso delle parole del premier Silvio Berlusconi alla riunione del partito dedicata alla riforma dell'ordinamento giudiziario. Berlusconi ha pure sottolineato che il testo licenziato dal Senato «è condivisibile negli obiettivi», cioè quello di separare le funzioni dei magistrati, anche se potrà essere oggetto di miglioramenti da parte della Camera. Da una riforma all'altra. Per quella costituzionale i governatori regionali confermano le preoccupazioni sul fatto che il disegno di legge all'esame del Senato crei conflitti e «confusione istituzionale», criticano la contestualità «affievolita» (se si scioglie un Consiglio regionale, quello successivo decade con il mandato dei senatori che rimane irremovibile) perché incide «negativamente sulla stabilità e sulla governabilità delle Regioni» e ritengono «non corretto» che la preoccupazione per l'interesse nazionale possa tradursi «in una impropria censura su singole leggi approvate dai Consigli regionali». Sono infatti queste le principali novità del documento con osservazioni e proposte elaborate dai presidenti delle Regioni e presentate ieri sera a Palazzo Madama Senato. Per quanto riguarda l'interesse nazionale, i presidenti dicono di «comprendere e condividere le preoccupazioni sollevate nel dibattito politico-istituzionale» ma aggiungono di non ritenere «corretto che questa preoccupazione possa tradursi in una impropria censura su singole leggi approvate da Consigli regionali sulla base di valutazioni di merito di natura squisitamente politica». «In questo senso - spiegano - il coinvolgimento del Senato rischia di trasformare questa Camera da centro di armonizzazione delle istanze regionali in controllore contrapposto alle Regioni». Infine, i capigruppo del Senato hanno fissato un limite all'esame della riforma federale: il 25 marzo prossimo il testo dovrà essere licenziato. La fissazione di una data certa per l'approvazione al Senato della riforma sembra che sia stata effettivamente il frutto di un vero braccio di ferro tra la maggioranza e il presidente Pera iniziato già la sera precedente, come riferiscono alcuni partecipanti alla riunione dei capigruppo della Cdl con Berlusconi a Palazzo Grazioli. La Lega, in particolare, avrebbe indicato proprio in Marcello Pera una causa di rallentamento dell'iter della riforma. Ad un certo punto, raccontano le stesse fonti, Berlusconi stesso avrebbe preso il telefono per un chiarimento sui tempi con il presidente del Senato. «Il progetto di riforma della Cdl e del governo - afferma il capogruppo di An Domenico Nania - non è blindato, non lo è mai stato».