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«Ricordate, siamo noi i più grandi dell'Ulivo» Fassino esige più posti in lista dagli alleati. I centristi: «Non è un gesto di forza ma di disperazione»

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I Ds, dice il segretario della Quercia in un'intervista all'Espresso, «sono i maggiori azionisti dell'Ulivo ed è bene che siano riconosciuti nella loro forza, con le candidature e con un ruolo dirigente. Mi auguro che i nostri alleati lo capiscano». Non solo, ma il leader del maggiore partito della sinistra insiste: «Non ci uniamo solo per battere Berlusconi, ma per offrire all'Italia una nuova guida politica. Non ci sarà un partito unico vecchia maniera, ma una federazione che renda più stringente il rapporto tra le forze della sinistra. E vogliamo dimostrare che questo progetto raccoglie il consenso di un terzo degli elettori». «I Ds - rileva ancora Fassino - sono la principale forza della Lista unitaria. Il nostro impegno è decisivo per il successo dell'operazione. Più sarà forte il nostro contributo, più sarà grande il successo della Lista. Mi auguro che i nostri alleati per primi siano consapevoli che per il successo della lista è bene che i Ds siano riconosciuti nella loro forza». Non mancano stilettate a quelli che sono fuori dalla Lista Prodi ma ugualmente nel centrosinistra: «Una cosa è chiara, il voto utile per battere Berlusconi è il voto dato a noi». Subito arriva la risposta stizzita dalla Margherita: «Più che un gesto di forza, lo ritengo un gesto di disperazione», commenta secco Giuseppe Fioroni. Che aggiunge: «Prima di fare affermazioni del genere Fassino guardi a cosa sta succedendo all'interno del suo partito. Riguardo al decreto per il rifinanziamento della missione in Iraq, i Ds rischiano di avere votato in un modo al Senato e di votare in modo diverso alla Camera. Speriamo - conclude - che, quello di Fassino, sia stato un lapsus lessicale». Prova a difendere Piero Fassino, il presidente dello Sdi, Enrico Boselli, il quale non vede alcuna necessità perché i partiti della Lista Prodi cambino il loro atteggiamento alla Camera in occasione del voto sulla missione in Iraq, e si chiede se dietro ai pareri diversi ci sia, al di là dei casi di coscienza, anche l'intenzione di creare problemi alla Lista unitaria. Lista Prodi e guerra sono i due argomenti che s'incrociano, s'intrecciano per tutta la giornata. Non a caso Boselli preme su questo tasto: «Sulla nostra posizione non possono esserci equivoci: siamo stati contro l'intervento unilaterale degli Stati Uniti, siamo per una gestione della transizione dell'Iraq sotto l'egida dell'Onu e siamo per dare solidarietà alla nostre forze armate impegnate in una missione difficile». «Non vorremmo - conclude Boselli - che tra coloro che spingono perché alla Camera si voti un "no" e basta come hanno fatto altri al Senato per rispettabili motivi di coscienza, vi sia anche chi non è tanto contro la guerra in Iraq quanto per fare la guerra alla lista Prodi». Ma il pressing interno su Fassino non accenna a diminuire. Il deputato dei Ds Roberto Sciacca conferma di essersi autosospeso dal partito per il voto espresso due giorni fa dal gruppo al Senato sulla questione del rifinanziamento delle missioni militari all'estero e in particolare sulla permanenza in Iraq del contingente italiano a cui rimane «nettamente» contrario. Si spinge oltre un gruppo di esponenti di sinistra del Lazio: «Il carattere moderato e centrista della lista Ds, Margherita e Sdi rischia di mettere tante compagne e tanti compagni nella contraddizione stridente tra il sostegno a un progetto che non condividono e l'appartenenza ad un partito», si legge nel passo centrale di un appello sottoscritto da 37 esponenti Ds del Lazio e rivolto ad Antonello Falomi, Tana De Zulueta e Sciacca, i tre parlamentari che nei giorni scorsi hanno annunciato che non rinnoveranno per il 2004 la tessera Ds in segno di protesta soprattutto per le scelte fatte dal partito della Quercia sulla guerra. Gli autori dell'appello sono in gran parte dirigenti dei Ds e sindacalisti della Cgil, tutti militanti nella regione Laz

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