«Sono costretti a usare una vecchia faccia Ma si dimetta subito»

Insomma, la maggioranza ritrova l'unità contro Romano Prodi. Attacca Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia: «Ancora una volta la sinistra deve ricorrere a una faccia usata. Quello che è paradossale è che un uomo come Prodi, che ne ha combinate di tutti i colori, che ha un armadio pieno di scheletri (vedi caso Sme e caso Milosevic) possa apparire come una novità». Che aggiunge: «La sfida di Romano Prodi e un bluff sul piano dei voti visto che Prodi è già stato sconfitto da Silvio Berlusconi ed è già stato mandato a casa da Massimo D'Alema». «Ci vuole riprovare - conclude il coordinatore nazionale di Fi - ben venga, ma prima si dimetta correttamente da presidente della Commissione Ue». Aggiunge invece Giuseppe Gargani (sempre Fi): «La convention ulivista di Roma consegna l'immagine della inossidabile ambiguità politica del centrosinistra e sancisce la sorte dell'ex partito popolare italiano, ormai rassegnato ad un ruolo marginale nella congrega guidata da personaggi radicali e di sinistra, in Europa egemonizzati dal Pse». Per l'eurodeputato azzurro Paolo Bartolozzi la lista Prodi «più che un triciclo uno skateboard, destinato a sbandare alla prima curva». Sottolinea Mario Landolfi, portavoce di An: «Amato, D'Alema, Prodi: tre volti in un unico fallimento, quello di un Ulivo capace di essere unito solo contro. E oggi che si sono "triciclati" nella così detta Lista unitaria, la musica non cambia». Rincara la dose Marco Follini, segretario dell'Udc: «Hanno messo assieme una variegata e pittoresca Arca di Noè, in cui si sommano senza risolversi tutte le contraddizioni di quella parte. È un'operazione - spiega - che nasce all'insegna dell'Europa ma che non riesce a fare i conti con le logiche della politica europea: fare una lista senza sapere in quale gruppo andranno a confluire i deputati eletti a Bruxelles è come salire su un aereo senza sapere se atterrerà a Londra o a Bangkok...». Follini - che ammette di «sapere bene che sulle elezioni europee si gioca il destino dell'Udc e anche il mio posto di lavoro» - consiglia a Prodi di «girare alla larga dal cortocircuito fra la politica europea e quella italiana» anche se «mi spiace che stia facendo l'opposto». E precisa: «Nessuno nega a prodi i suoi diritti politici, ma che ci sia una contraddizione tra fare il presidente a Bruxelles e fare lo sfidante a Roma è nelle cose. Quando si confonde il piano della politica europea con quello della campagna elettorale nazionale - aggiunge il leader dell'Udc - si va incontro a equivoci e strumentalità». Per Roberto Calderoli, coordinatore della Lega, «Prodi va sfiduciato pubblicamente».