Giovanardi: «Chiudiamo la verifica entro domani. Il rimpasto? Ne possiamo discutere a giugno»

Si può chiudere, si deve chiudere. E bisogna farlo anche molto presto, entro martedì (domani, ndr) sera». L'appello arriva da Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento ed esponente di spicco dell'Udc (tra l'altro proviene dalle fila del Ccd di Casini e Follini). «Si può chiudere», insiste il ministro modenese. Ministro, che cosa manca per portare a termine la verifica di governo? «Per dirla in maniera semplice, bisogna solo tirare le somme. Tutti gli elementi sono stati sviscerati, tutte le questioni sono state affrontate, tutti i problemi risolti. Ora bisogna portare a conclusione tutto il lavoro fatto». E in particolare che cosa? Insomma, ritiene che la parte più complicata della verifica sia ormai alle spalle? «Mi auguro di sì. Insomma, trovate le intese sulle riforme costituzionali, sull'emergenza Parmalat, sul riconoscimento della collegialità soprattutto sulle materie economiche, credo proprio che la gran parte della verifica è fatta». E allora? Che cosa manca ancora? Qualche ministero? «Non credo, il punto non è questo. Tra l'altro è stato anche riconosciuto che si possa affrontare anche la riapertura della Bassanini, la legge che ha accorpato vari ministeri. È evidente a tutti che si possa quindi discutere anche di quello dell'Economizza». Si farà qualche aggiustamento sulle deleghe di Tremonti? «Non ho detto Tremonti, ma ministero dell'Economia che accorpa ben cinque dicasteri». Quale sarà il prossimo passo? Un nuovo vertice dei leader? «Non è questo quel che conta. L'obiettivo è chiudere prima possibile, visto che ci sono le condizioni». Che cosa intende per «prima possibile»? Quando? «Penso a martedì (domani) sera. Comincia una nuova sessione parlamentare, ci sono le riforme con la devolution all'ordine del giorno, e non possiamo permetterci nuove fibrillazioni tipo legge Gasparri». «Chiudere» che cosa? Verifica a rimpasto? «Parlo della verifica». E il rimpasto si fa a giugno? «Questo non lo so, ma mi pare del tutto evidente che dopo una tornata elettorale come quella delle Europee di giugno, quando andranno a votare tutti gli italiani, si aprirà una discussione politica». Quindi il rimpasto di può fare anche dopo le Europee? «È chiaro che quella discussione di cui le dicevo potrà riguardare anche gli assetti della compagine governativa. Ma di tutto questo ne parleremo poi, adesso dobbiamo chiudere anche per un altro motivo». Quale, ministro? «C'è oramai una grande disaffezione da parte dell'opinione pubblica nei confronti della Casa delle Libertà». Disaffezione? «Sì, disaffezione. E questo è evidente, non possiamo continuare così. Guai se la conflittualità fisiologica della competizione elettorale si dovesse sommare alla verifica ancora aperta. Guai!». Ministro, lei ha girato in questi mesi l'Italia in lungo e in largo. Quando parla di disaffezione si riferisce anche a quella degli elettori della Casa delle Libertà? «Soprattutto a loro». Che cosa le dicono? «Vi abbiamo dato i voti, vi abbiamo dato un'ampia maggioranza, la più ampia maggioranza: governate. Ecco cosa dicono. Hanno scelto un programma e lo vogliono vedere realizzato». Ministro, ma anche quelli dell'Udc? «Proprio in questo week end (ieri, ndr) sono stato per una manifestazione alla Provincia di Como, quindi ho avuto modo di parlare con gli elettori di tutti e quattro i partiti. Ho trovato una grande preoccupazione. Ci chiedevamo: "Ma che succede? Che cosa state facendo?"». Ministro, il suo collega Gasparri dice che «i franchi tiratori sono uno schifo». Che cosa ne pensa? «Sono completamente d'accordo. Penso che bisogna cambiare il regolamento della Camera». Abolendo il voto segreto? «Ci deve essere massima trasparenza. Diciamo limitarlo a casi davvero straordinari».