IL GIORNO DOPO LE ACCUSE DI FASSINO

per il Polo è solo l'espressione della voglia del centro-sinistra di controllare la Rai alla vigilia di una lunga campagna elettorale. Tagliafico intanto incassa la solidarietà di trenta colleghi (su 130 circa), tra cui Busi, Di Giannantonio, Ferrario, Gruber e Sassoli. In una lettera consegnata al cdr, che ha chiesto un incontro a Mimun e poi convocherà un'assemblea, Tagliafico esprime il suo «disagio» nel vedere la «pagina politica trasformato in un «panino» blindato in cui apparentemente si dà voce a tutti ma quella dell'opposizione è sistematicamente collocata in testa o in mezzo per poter chiudere con la maggioranza o il governo». La giornalista cita come ultimo di una serie di episodi l'intervento del vicepresidente del Senato, Calderoli, sistemato nell'edizione delle 20 di tre gioni fa a chiudere in replica al presidente Ciampi dopo aver dato conto della «appassionata difesa dell'euro» del Capo dello Stato. Per il vicedirettore non ci sono più le condizioni per svolgere le sue mansioni. A Tagliafico arriva la solidarietà di trenta colleghi che sostengono di aver spesso condiviso con lei «lo stesso imbarazzo professionale» che, spiegano, «parte da lontano e non è più tollerabile» perchè il Tg1 «non può essere di una parte». Per Giulietti (Ds) e Scalera (Margherita) il caso-Tagliafico è solo la «spia» di un «profondo disagio professionale» che «vive l'intera redazione». Il direttore Mimun si difende sostenendo di «non condividere in alcun modo i giudizi espresso dalla Tagliafico», rilevando che il «disagio» è stato espresso dalla collega «assai raramente» e notando «la contemporaneità di questa presa di posizione col moltiplicarsi di attacchi violenti e volgari nei miei confronti». Con lui tutta la Cdl.