Il messaggio di Prodi fa litigare Rutelli e Di Pietro

«Nessuna obiezione che Di Pietro faccia parte dell'Ulivo e della lista unitaria - dice Rutelli - ma pongo un punto di fondo: se si fa un'operazione insieme, si deve lavorare insieme per vincere la battaglia. E c'è il tema del referendum sul lodo Schifani che non raggiungerebbe mai il quorum, che potrebbe dare a Berlusconi una pallottola per vincere ora che ha la pistola scarica». «Rinunciare al referendum - risponde Di Pietro - nel momento in cui escono le notizie che anticipano la possibile ammissibilità è da irresponsabili e forse anche una dichiarazione che ha rilevanza penale». «Se resta il veto a Di Pietro - taglia corto Achille Occhetto - salta il banco». È il fatto principale di questa prima giornata di confronto-scontro, nell'area del teatro Vittoria di Roma, tra i leader di girotondi e movimenti, Pardi, Ginsborg, Flores con i leader dell'Ulivo (ieri è toccato a Rutelli) incalzati sulla lista unitaria. L'altro elemento nuovo di è la volontà manifestata dai numeri uno dei girotondi di non accettare eventuali offerte di candidature alle europee: dopo il no scandito ieri da Moretti a chi gli chiedeva se fosse disposto a candidarsi, anche altri hanno espresso questo orientamento; tra questi, Paul Ginsborg dal palco («io non sono candidato a nulla») e la portavoce di Libertà e Giustizia, Sandra Bonsanti che ha formulato un invito in tal senso, accolto da un'ovazione della platea. Terzo, ma non ultimo fattore di interesse, un elemento di prospettiva contenuto nel messaggio di Romano Prodi, colto al volo non a caso da Achille Occhetto. «Nella scelta tra partito riformista o coalizione ulivista, Prodi indica chiaramente la strada dell'Ulivo come soggetto di coalizione che noi condividiamo». Nel suo messaggio, Prodi chiarisce alcun punti chiave: «Noi guardiamo più alto e più avanti. La passione per la nuova Europa, la spinta riformatrice di questa lista devono essere anticipatrici di una coalizione, di un Ulivo tutto riformatore, di un Ulivo finalmente capace di agire come il soggetto che da troppo tempo aspettiamo». Clima teso, dunque, da grande sfida, ieri al Vittoria. Con Oscar Luigi Scalfaro salutato da una standing ovation per le sue parole («Se davvero si vuole costruire una coalizione larga è necessario tenere le porte aperte, senza escludere nessuno, neppure -ha sottolineato Scalfaro- quelli della maggioranza che dovessero ricredersi. Porte aperte, dunque»), Fassino e Moretti muti nelle vesti di semplici spettatori, in attesa di salire sul ring Rutelli spesso interrotto da urla, ma anche da svariati applausi, Occhetto che scalda gli animi prendendo di petto i leader del listone; Di Pietro, infine, che non scambia neanche un saluto con Rutelli. Alla fine si tirano le fila e molti in sala, sono convinti che il listino si farà. Anche perchè la sensazione che si fa strada, sondando gli umori dei girotondini di sinistra è che il listino potrebbe anche aiutare a prendere più voti. Umori che Rutelli prova a smontare dal palco: «Non sono di questo avviso, sulla base dell'esperienza della Margherita, un'unione tra formazioni diverse». E inoltre: «Perchè fate le domande solo a noi e non ai partiti che non accettano di stare in una lista unitaria o a Di Pietro, che fa un referendum senza consultare prima l'Ulivo?».