EMILIO Fede, nel corso del suo Tg4, torna sulla vicenda del ddl Gasparri, attacca esplicitamente Sabina ...

)Che dal primo gennaio noi non ci saremo». Fede ha ricordato di essere «sommerso» dai messaggi che sono vere e proprie «testimonianze d'affetto» ed è tornato su «quella ragazza» che domenica sera sotto un tendone a Milano ha detto «la storia siamo noi». «Mi chiedono di dire chi è - ha detto Fede - non c'è bisogno, è una ragazza, fa satira, dice lei, ma non si può dire, rivolto a tante persone, "la storia siamo noi", è delirio di onnipotenza. Se accendono la televisione sentiste me dire questo, pensereste "sono cose da folli" e spegnereste. La storia non è lei, non sono loro, la storia è qualcosa di più prestigioso, di più importante, è la storia della libertà e della democrazia» cui Fede ha ribadito di appartenere a pieno titolo. E ha chiuso comunque dichiarando «ottimismo e speranza». Pur con il «pudore» inevitabile quando si parla di una cosa che tocca da vicino, Emilio Fede nell'edizione delle 19 del Tg4, commenta la vicenda del rinvio alle Camere della legge Gasparri e sottolinea, parlando del Tg4 e di Retequattro: «Anche noi, con dignità e rispetto, siamo parte di quel pluralismo cui il capo dello stato si è appellato». Fede ha introdotto le notizie e i commenti sul giorno dopo il rinvio (che potrebbe anche significare il passaggio di Retequattro sul satellite se non interverrà un decreto legge ad hoc), avvertendo: «La notizia ci riguarda molto da vicino come sapete» ma, ha aggiunto, «tratteremo con rispetto la notizia». È sempre «difficile - ha sottolineato - parlare di se stessi e di ciò che riguarda tutti noi che lavoriamo qui». Ha richiamato il «pudore» e l'«imbarazzo» per la situazione ma ha subito sdrammatizzato: «Non è prima volta che c'è un rinvio, anche altre leggi di particolare delicatezza sono state rinviate alle Camere». Ma al di là dell'ironia, «legittima», di qualcuno (la foto del direttore del Tg4 in tuta spaziale che viaggia verso il satellite), Fede dice di non sentirsi né di voler essere «simbolo di questa rete e di questo tg: il simbolo - sottolinea - sono le 1000 persone che a vario titolo da sempre lavorano. Se si dovesse chiudere la rete, si tratterebbe di persone che restano disoccupate e della scomparsa di una voce che a pieno titolo contribuisce al pluralismo».