Pensioni, trattativa con scontro in agguato

È il messaggio che Cgil, Cisl e Uil inviano a Roberto Maroni alla vigilia dell'incontro annunciato dallo stesso ministro del Welfare e previsto per mercoledì. Intanto oggi riprende la discussione generale sulla riforma in Commissione lavoro del Senato. A questo punto però, per dar luogo a eventuali emendamenti concordati, il termine per la presentazione degli emendamenti, già spostato a giovedì 11 dicembre, potrebbe ulteriormente slittare. Quanto alla riapertura della trattativa i margini appaiono ristretti. Il governo ha confermato la necessità della riforma, e nella maggioranza ieri La Russa (An), Peretti (Udc) e Rossi (Lega) hanno sottolineato che non si accettano aut-aut. I sindacati ritengono che invece di innalzare l'età pensionabile, il Governo, al posto del superbonus in busta paga ideato da Maroni e Tremonti meglio farebbe a prevedere un mix di strumenti e incentivi flessibili. «Mi sembra che in realtà il Governo voglia andare dritto sulla sua strada», afferma il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. La Cisl, pur accogliendo favorevolmente la convocazione fatta da Maroni all'indomani della manifestazione di sabato, non nasconde il timore che l'incontro possa rivelarsi «l'ennesimo bluff» da parte del Governo, per mostrare una volontà di dialogo che in realtà non esiste. «Se Maroni ci convoca per uno dei soliti incontri dove noi possiamo solo dire sì o no - avverte Pezzotta - continueremo la nostra battaglia». La delega previdenziale «va rimossa», ribadisce quindi il leader della Cisl, e «non può essere base di discussione». Poi, alza il tiro: se il Governo va avanti, «un altro sciopero generale non è esclusoi». Il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula, aggiunge che «un nuovo sciopero generale è già stato previsto a suo tempo», nel caso in cui dopo la grande manifestazione nazionale non si fossero verificati gli sviluppi desiderati. «Se il Governo va avanti - prosegue - il sindacato non può restare a guardare. E non si tratta solo delle pensioni, ma anche di tutta la politica economica a partire dalla questione fiscale». Per la previdenza comunque, i sindacati, ferma restando la richiesta di ritiro della delega, chiedono l'armonizzazione delle aliquote contributive, portando quella di autonomi e parasubordinati almeno al 20%; la separazione tra previdenza e assistenza; il silenzio-assenso per il Tfr; agevolazioni fiscali per i fondi contrattuali e un meccanismo che garantisca il loro rendimento; la defiscalizzazione di alcuni oneri sociali al posto del taglio dei contributi previdenziali per i neo assunti. E poi, se necessario, dopo la verifica nel 2005, eventuali strumenti che favoriscano l'innalzamento dell'età pensionabile, nel solco della riforma Dini e mettendo in campo incentivi diversi dal superbonus in busta paga (il 32,7% dei contributi previdenziali esentasse), evitando di andare ad intaccare il monte contributivo dei lavoratori.