La Faz: la rivoluzione in toga è finita

«Un buon segnale per l'Italia», è il titolo dell'editoriale in prima a firma del corrispondente da Roma della Faz, che fa riferimento all'assoluzione di Giulio Andreotti e alle proteste scatenate dalla decisione di un giudice all'Aquila di far rimuovere il crocefisso da una scuola. Il commentatore premette che «teoricamente la giustizia italiana, quale terzo potere dello stato, è indipendente». Il presidente Ciampi, scrive, si è sentito però indotto a lanciare un monito all'autonomia al Csm: autonomia rispetto al potere politico da una parte, ma anche monito ai magistrati «ad apparire autonomi e indipendenti anche nel loro comportamento». La Faz osserva che i magistrati del Csm sono collocati politicamente e che anche i giudici e i procuratori possono avere una opinione politica ma non devono lasciarsene influenzare nell'espletamento della loro funzione. Ciò però, secondo la convinzione di sempre più cittadini, non avviene: «I magistrati - sostengono - hanno evidentemente soprattutto la politica in testa». Il giornale prosegue poi ricordando il fenomeno di mani pulite, quando i magistrati si sono intromessi nella politica e «hanno potuto discreditare importanti politici ancora prima del processo e della sentenza». Nel frattempo, osserva, le loro armi sono spuntate perchè «la rivoluzione dei magistrati è finita». Da anni la gente pensa che siano cadute già abbastanza teste. Inoltre, scrive, dieci anni fa Berlusconi è arrivato sulla scena politica e contro di lui gli strumenti della giustizia non sono serviti: non tanto perchè è potente grazie alle sue tv, bensì perchè gli elettori, scrive la Faz, hanno impedito col loro voto «una ulteriore crescita del potere politico della giustizia». Poiché procuratori e giudici, nonostante tanti indagini e processi contro Berlusconi, non hanno addotto chiare prove di colpevolezza, la «loro credibilità è sempre più lesa». «Berlusconi - prosegue- è riuscito a incontrare assenso con la sua critica a una "politicizzazione dei magistrati"».