Immigrati e dazi, Lega furente con Ciampi

L'idea di usare dazi in particolare contro la concorrenza dei prodotti della Cina è stata lanciata da Tremonti e caldeggiata da Bossi nelle scorse settimane, e il capogruppo del Carroccio alla Camera, Alessandro Cè, reagisce alle parole del presidente della Repubblica: così fa politica, dice, non è super partes. Non è la prima volta che la Lega critica il Capo dello Stato. Dieci giorni fa, sempre Cè, dopo l'apertura di Fini agli immigrati subito sostenuta dall'Udc, aveva detto che c'era una saldatura An-Udc in funzione anti-Berlusconi e anti-Lega, magari per far cadere il governo e farne uno tecnico. Operazione, diceva Cè, ispirata da «palazzi romani», e la cui dinamica «sembrerebbe dimostrare» che il presidente della Repubblica sarebbe dietro il disegno. Ciampi oppositore del governo, quindi? Il primo interessato, Berlusconi, non sembra crederci. Nei giorni scorsi, sulla situazione di attacchi politici e di pressing giudiziari, rispetto a quanto accaduto nel '94 ha osservato che allora c'era Scalfaro mentre ora c'è Ciampi, garanzia che un ribaltone non è praticabile. Ma cosa ha detto il capo dello Stato? «L'Italia ha saputo nei secoli, fin dal Medioevo, utilizzare a proprio vantaggio l'apertura dei commerci internazionali. Non dobbiamo vagheggiare impossibili ripristini delle barriere». E poi: «Dobbiamo invece attrezzarci meglio per difendere, con tutti i mezzi leciti, i marchi di denominazione d'origine, i brevetti, il lavoro della nostra creatività», dato che si perde terreno «non solo nei confronti di concorrenti lontani, favoriti dal basso costo del lavoro, ma anche verso concorrenti vicini, come Francia, Spagna, Germania». Quanto all'immigrazione, «è necessario sapere sempre meglio integrare nel sistema nazionale i lavoratori immigrati, richiesti in molte aree del paese da nostre imprese, agricole e industriali». Cè risponde: «Mi sembra che il presidente della Repubblica piuttosto che svolgere il ruolo che costituzionalmente gli compete, ovvero di garante super partes, stia sempre più svolgendo un ruolo politico attivo. A meno che non aspiri a fare il prossimo presidente del Consiglio mi sembrano molto inopportune queste sue prese di posizione. Mi sembra - dice - che ormai sia chiaro che i messaggi vanno contro la nostra parte politica, ma ingeriscono anche sul dibattito parlamentare. La considero un'invasione di campo sempre più netta da parte del presidente della Repubblica». D. T.