IN MOSCHEA A MILANO

Militanti che avevano il compito di stringere i contatti con l'emiro Al Zarkqawi. È quanto hanno ricostruito i carabinieri del Ros di Milano che stanno proseguendo le indagini sul gruppo di presunti terroristi islamici. Dagli ultimi esiti dell'attività investigativa e da nuovi elementi raccolti, sono stati ricostruiti alcuni episodi che dimostrano l'importanza della cellula e della base milanese, crocevia e punto di incontro anche di personaggi di spicco vicini allo sceicco saudita. Come l'egiziano Muhammad Abdul Gafar As'Said, braccio destro di Abu Hani, che riparato in Malesia dopo i bombardamenti in Afghanistan, era atteso nel capoluogo lombardo, da dove avrebbe dovuto raggiungere il campo iracheno di Kurmal e ricongiungersi agli altri capi. As'Said venne però arrestato dagli americani con Abu Hani e un altro «fratello» a Kuala Lumpur, nell'agosto dell'anno scorso: dei tre non si è saputo più nulla. Per gli inquirenti, che stanno ricostruendo i movimenti della cellula prima degli arresti per arrivare a tracciare un quadro generale, c'è una data ritenuta «molto importante»: il 26 luglio 2002, l'ultimo venerdì del mese. Quel giorno ci furono due riunioni: alla moschea di Cremona e in quella di via Quaranta a Milano. La prima si tenne in mattinata tra l'imam Mourad Trabelsi, il suo bibliotecario Abou Ali (entrambi finiti in carcere lo scorso aprile) e Ben Younes Fathi Mahmoud. Secondo gli accertamenti, quell'incontro era stato organizzato per preparare il viaggio di Abou Ali e Fathi Mahmoud per i campi di Al Ansar che raggiunsero, passando dalla Siria, circa una settimana dopo. La riunione proseguì con un secondo incontro nel pomeriggio, dalle 16 alle 18.30 nella moschea di via Quaranta a Milano, e venne allargata tra gli altri ai vertici della cellula milanese: oltre ai due «soldati» pronti per partire, vi presero parte Mohamed Rafik, l'imam arrestato domenica scorsa.