Carriere separate per i giudici Dialogo tra sordi penalisti-politici

Non ho ascoltato invece alcuna obiezione relativa ad opportunità tecniche». È deluso il presidente dell'Unione delle Camere penali Ettore Randazzo dopo aver ascoltato gli interventi, fra gli altri, del sottosegretario alla giustizia Jole Santelli, dell'onorevole Anna Finocchiaro, responsabile Ds per la giustizia e del senatore di FI Renato Schifani, intervenuti alla tavola rotonda organizzata a Chianciano in occasione del congresso straordinario dei penalisti, al termine di cinque giorni di astensione degli avvocati per la mancata attuazione del giusto processo per il quale sono pronti a ricorrere anche alla Corte di Strasburgo. Randazzo ha sottolineato che dalle parole della Finocchiaro, la posizione dei Ds sulla separazione delle carriere sembra sia legata più «all'impossibilità di non poter fare altrimenti di fronte al governo, di essere come costretti ad opporsi». E sull'intervento di Schifani, che vede la separazione delle carriere più come un punto di arrivo, dopo la riforma dell'ordinamento giudiziario, Randazzo commenta: «Manifesta difficoltà operative che ci sono anche all'interno del governo, di carattere politico, che nulla hanno a che vedere con questioni tecniche». Randazzo ha poi nuovamente parlato della bozza di legge delega redatta dai penalisti sulla separazione delle carriere, da operarsi con legge ordinaria, e che, fra i capisaldi, prevede una scuola superiore delle professioni parzialmente comune ad aspiranti giudici, pm e avvocato, di due distinti concorsi per giudice e pm, di un concorso vero per passare da una carriera all'altra con cambio anche di distretto giudiziario, di due consigli giudiziari distrettuali, uno giudicante, l'altro requirente, e di due sezioni all'interno del Csm, una per i giudici e una per i pm. Alla domanda se creda possibile la riforma della separazione delle carriere per via ordinaria in questo clima politico, Randazzo ha spiegato che «se si vuole fare una riforma costituzionale, certo più ordinata, che la si avvii subito. Ma intanto bisogna ottenere il massimo risultato possibile attraverso la legge ordinaria». Sulla possibilità di proseguire con l'arma dello sciopero da parte degli avvocati il presidente dell'Ucpi si è limitato a dire che «non è piacevole ricorrere all'astensione dalle udienze, ma c'è anche un problema di stampa che si ricorda dei nostri problemi solo in certe occasioni come questa».