NON ne sapeva nulla il coordinatore Ignazio La Russa.

E non ne sapeva nulla Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno con delega proprio all'immigrazione. Insomma, non ne sapeva nulla alcuno in via della Scrofa, sede di Alleanza nazionale. E soprattutto, Gianfranco Fini, recandosi al convegno del Cnel dal cui palco aprirà al voto per gli immigrati, non porta con sè il suo uomo immagine: il portavoce Salvatore Sottile. In mattinata nulla fa presagire il diluvio del pomeriggio. E non sembra in nessun modo che Fini abbia preso una decisione storica, almeno per la destra, con un'apertura agli immigrati. Sembra tutto improvviso ma non una frase dal sen fuggita. Anche tra le fila di An nessuno pensa sia possibile. E uno degli uomini più vicini al vicepremier aggiunge: «È una cosa che viene dal Portogallo». E cosa c'entra il Portogallo? C'entra perché proprio a Lisbona si è recato la scorsa settimana il leader della destra, che ha incontrato vari leader del Ppe. Oggi Fini sarà di nuovo su un aereo, questa volta con direzione Madrid, dove il leader di An incontrerà il premier spagnolo Aznar, che è anche uno dei leader proprio del Ppe. «L'apertura sul voto agli immigrati? Un ulteriore accreditamento europeo, una delle naturali conseguenze del lavorìo continentale», s'affretta a spiegare un colonello. E tutta in chiave «An verso il Ppe» è anche la lettura di uno degli ex dc della destra, Publio Fiori: «Fini si è staccato il biglietto da visita per il Ppe, la sua iniziativa politica è interessante e "polivalente"». Landi getta acqua sul fuoco: «Non è il caso di alzare un polverone politico, Fini ha aperto un dibattito politico e culturale legato al processo di armonizzazione della politica di immigrazione a livello europeo». Riassume Teodoro Buontempo, vecchia guardia della destra romana e sempre più «voce» della base: «Credo che anche i leader debbano seguire la buona regola di preparare i rispettivi partiti sulle grandi scelte altrimenti alcune dichiarazioni rischiano di non essere comprese nel proprio partito e rischiano di creare un danno elettorale. Quindi in questo modo anche un buon obiettivo e un buon fine finisce nel tritacarne delle polemiche, si crea allarme sociale e un cortocircuito tra il partito e i cittadini». Secondo Buontempo, poi, «dal diritto di voto discendono a cascata una serie di altri diritti, come quello alla casa, il diritto all'assistenza... altrimenti diventa solo merce di una manovra elettorale». Non ci sta Maurizio Gasparri: «Se un immigrato è in Italia da molto tempo, lavora e si integra, più facilmente diventerà cittadino con pieni diritti. Ma il voto agli stranieri no, non ci sto». A via della Scrofa si sentono sguarniti. Tanto che l'estrema destra, Forza Nuova, parte all'attacco: «An si ribelli al suo leader». F. D. O.