Europee, l'Udc affonda la lista unica

La scelta «autonomista» preannunciata dal segretario Marco Follini domenica scorsa alla Festa di Fiuggi e ribadita anche ieri, è stata ratificata da un voto praticamente unanime (solo tre gli astenuti) dalla riunione del Consiglio Nazionale. Quella di presentare una lista autonoma è una scelta che, di fatto, affonda l'ipotesi di liste uniche del centrodestra, prima ancora che la questione diventi oggetto di un reale confronto politico. Ma che non intacca, come chiarisce l'ordine del giorno votato dall'assemblea, «l'irreversibilità strategica dell'alleanza della Cdl». Una scelta, insomma, che non rimette certo in discussione l'alleanza, come chiarisce proprio il leader Marco Follini: «Noi - osserva - vogliamo concorrere al successo della coalizione e crediamo che il modo più efficace per ottenere questo obbiettivo sia quello di presentare il nostro simbolo e le nostre liste. Abbiamo ricevuto un invito amichevole a cui rispondiamo in modo altrettanto amichevole». Nel lungo dibattito di ieri, off limits per i giornalisti, è stata proprio l'ipotesi di liste unitarie della Cdl a tenere banco. Prudente il ministro Giovanardi. A quanto si apprende, pur ricordando la necessità per un partito giovane di far conoscere agli elettori il proprio simbolo, il ministro per i Rapporti con il Parlamento avrebbe invitato il Consiglio Nazionale ad aprire su questo punto un dibattito nel partito, evitando così di decidere tutto nella riunione odierna. Di tutt'altro tenore la tesi del vicesegretario Sergio D'Antoni, secondo il quale sarebbe impossibile per un partito come l'Udc promuovere liste insieme a Forza Italia. Se la sinistra s'impicca sull'albero del partito unico - sarebbe stata l'analisi dell'ex leader cislino - ci saranno tanti popolari insoddisfatti che finiranno per appoggiare l'Udc. E poi - avrebbe aggiunto sprezzante - come fa l'Udc a stare insieme con un partito come Forza Italia «guidato da un ex comunista e un ex socialista massone?». Due chiari riferimenti a Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. «Bossi dice che non si presenterebbe mai con noi ex Dc? Ma siamo noi - avrebbe detto D'Antoni - a non voler andare con lui...». E sarebbe stato proprio il leader della Lega l'obbiettivo di tante critiche nel corso del dibattito. Sempre D'Antoni avrebbe lamentato come l'asse Lega-Tremonti finisca per contare di più, all'interno del governo, dello stesso Berlusconi. In particolare, secondo D'Antoni, Bossi nella vicenda delle pensioni si sarebbe messo a fare il sindacalista e Tremonti quello che prende le decisioni finali. Così - avrebbe concluso - non si può andare avanti... Anche Bruno Tabacci ha attaccato a testa bassa la linea politica del governo, annunciando «una robusta verifica programmatica» alla fine del semestre europeo, con l'obbiettivo «di chiedere al Premier un mutamento di asse e assetto» all'interno dell'esecutivo. «Se prevalesse la linea del galleggiamento - ha aggiunto Tabacci - converrà limitarsi ad un appoggio esterno».