Farrell, l'unico giornalista che lo ama più di Fede

..Veramente bravo!». E come si fa a non sciogliersi, se poi quel giornalista è Nicholas Farrell, il corrispondente italiano di The Spectator. Residente a Predappio, autore di una biografia di Benito Mussolini dove spiega come il capo del fascismo era riuscito a salvare più ebrei di Schindler. Come non aprire i sentimenti più intimi a Farrell che il 2 agosto scorso scrisse un'epica invettiva contro The Economist, appena uscito con quel velenoso dossier su Berlusconi? Un Farrell che nell'occasione era riuscito a coniugare la passionaccia viscerale, l'adorazione estatica per il Cavaliere-premier con la verve polemica, perfino più greve, di un Vittorio Feltri? Mettetevi nei panni di Berlusconi anche voi. Pensate di avere al cospetto il giornalista che in quell'occasione scrisse: «difendendo il grande Berlusca mi sento come Pietro il Grande», aggiunse: «Berlusconi rappresenta quindi il trionfo della democrazia in Italia», sospirò: «sappiamo anche che il sistema legale italiano è comico e incapace di mettere in atto la giustizia», e infine concluse con l'epico: «il mio messaggio a voi italiani è questo: non siate così nevrotici su ciò che i giornalisti esteri dicono di voi. E il vostro messaggio a loro dovrebbe essere: fatevi i cazzi vostri...». Nemmeno Emilio Fede aveva osato tanto. E anzi, fossimo nel direttore del Tg4 cominceremmo a preoccuparci più che del satellite su cui vorrebbe spedirlo il centro-sinistra, di un molto concreto rischio di abdicazione nei confronti di Nicholas Farrell. Uno che all'indomani del G8 di Genova e della contestazione sui metodi un po' brutali delle forze dell'ordine italiane, scrisse il suo contro-canto, titolato «Perchè amo la polizia italiana», spiegando come diveramente dalla campagna orchestrata dai giornali di sinistra, i poliziotti italiani fossero «ragionevoli e comprensivi», dei veri «gentleman». Per non dimenticare la vigorosa corrispondenza da Predappio che Farrell inviò a The Spectator il giorno in cui la Cgil proclamò lo sciopero generale contro le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. «Il primo ministro italiano e magnate della comunicazione», scrisse Farrell, «Silvio Berlusconi è vittima di una delle più disoneste campagne di propaganda nella storia della politica moderna. Lo demonizza proprio quella Sinistra che ha avuto il monopolio della cultura italiana fin dal dopoguerra. Lo descrivono come un politico senza regole e corrotto, perfino come un tiranno, nella migliore delle ipotesi come un pagliaccio (...) L'idea stessa che Berlusconi possa essere considerato un fascista è naturalmente assurda. Lui è un purissimo liberale della prima ora. Il suo modello non è Mussolini, è Maggie Thatcher. Tiene perfino una sua foto sul comodino...». Ora il presidente del Consiglio italiano ne metterà anche una di Farrell. Se l'è conquistata sul campo...