INTANTO VIENE INDAGATO PER LA FUGA DI NOTIZIE IL CONDIRETTORE DELL'ADNKRONOS, PUCCI

Proseguono gli interrogatori dei testi da parte degli inquirenti bresciani, che da una ventina di giorni hanno avviato un'inchiesta sui pm milanesi Ilda Boccassini e Gherardo Colombo per la gestione del fascicolo 9520/95. E, quasi in un binario parallelo, anche il sostituto procuratore generale di Milano, Gaetano Santamaria, lavora al fascicolo «incriminato» per quella richiesta di avocazione che il ministro Castelli ha inviato all'inizio di luglio al procuratore generale Mario Blandini. Quest'ultimo è in ferie, ma si tiene in stretto contatto con il suo sostituto che, rinviate le vacanze, lavora ogni giorno al «caso», così diverso dall'ipotesi sulla quale procede Brescia (quest'ultima verifica un'ipotesi di abuso d'ufficio, la Procura generale di Milano valuta l'ipotesi di inerzia, ndr), ma allo stesso tempo, per molti versi, complementare. Ma arrivare ad una decisione sull'avocazione non è semplice e, a quanto pare, ci vorrà ancora un po' di tempo prima che Blandini e Santamaria decidano. Per quanto riguarda il contrattatto sferrato da Ilda Boccassini e da Gherardo Colombo nei confronti del Comitato per la giustizia, che ha portato all'indagine a Brescia per abuso d'ufficio, il presidente, Giacomo Borrione, ha ieri detto di non aver nulla da commentare sulle denuncia dei pm milanesi. Ma la raffica di denunce non si fermano. E ieri hanno preso di mira anche la stampa. La Procura della Repubblica di Brescia ha infatti notificato un avviso di garanzia al condirettore responsabile dell'agenzia di stampa Adnkronos, Andrea Pucci, per la fuga di notizie sul caso dell'inchiesta aperta dagli inquirenti bresciani sul fascicolo 9520/95. A firmare il provvedimento è stato il capo della Procura di Brescia, Giancarlo Tarquini. Nel pomeriggio Pucci è stato interrogato da funzionari della Squadra mobile di Brescia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, Roberto Ruggiero, ha eccepito l'incompetenza territoriale della Procura della Repubblica di Brescia. L'episodio ha avuto cone effetto una levata di scudi. Il presidente dell'Associazione stampa parlamentare, Enzo Iacopino, non ha mancato di evidenziare al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nell'incontro al Quirinale per la tradizionale cerimonia del Ventaglio, la preoccupazione dei giornalisti per quelli che «appaiono oggettivamente come atti di intimidazione». «Non sono i giornalisti - ha detto Iacopino - i custodi del segreto istruttorio. Non sta ai giornalisti custodirlo. Il nostro dovere professionale è di fornire ai cittadini un'informazione il più possibile completa e obbiettiva». La difesa di Iacopino è stata però criticata dal deputato diessino Giuseppe Giulietti, per il quale il presidente della Repubblica «è persona troppo saggia per spendere parole generiche sulla libertà di informazione». A dire basta alle intimidazioni alla stampa è stato anche il segretario dell'Fnsi, Paolo Serventi Longhi, per il quale «non è accettabile che la magistratura persegua le violazioni del segreto istruttorio e le fughe di notizie soltanto nei confronti dei giornalisti». Sulla stessa linea Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise. «Sono contrario a ogni tentativo di mettere lacci e lacciuoli o di imbavagliare la libertà di stampa - ha dichiarato -. Il compito e il dovere del giornalista è dare le notizie, qualunque esse siano». «Quando magistrati o comunque forze dell'ordine intervengono per mettere in qualche modo la museruola all'informazione - ha aggiunto Tucci - compiono un atto contrario alla libertà di stampa. Tutti questi comportamenti sono da stigmatizzare, perchè altrimenti i giornalisti avranno sempre sulla testa una spada di Damocle».