«I pm hanno leso la dignità della magistratura»

È il particolare che emerge dagli uffici del Tribunale di Brescia, dove ieri è stata aperta un'altra inchiesta per la fuga di notizie che ha portato sui giornali l'iniziativa per verificare se nella gestione del fascicolo 9520 ci siano state irregolarità con rilevanza penale. Nel polverone che si è sollevato attorno ai due pm al Csm è impasse sul documento che deve prendere posizione sul segreto opposto dai pm milanesi, Boccassini e Colombo agli ispettori del ministro Castelli sul fascicolo 9520. La discussione è infatti slittata a stamattina poiché gli schieramenti non sono riusciti a trovare un accordo. Ma non è tutto. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha deciso di non recarsi oggi al Csm per affrontare il tema del rapporto fra segreto invetigativo e potere ispettivo. In una lettera invia al vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, Castelli ha scritto: «Alla luce delle notizie giornalistiche che riferiscono di un procedimento penale a carico del dottor Gherardo Colombo e e della dottoressa Ilda Boccassini non ritengo più opportuno intervenire alla seduta consiliare del 24 luglio 2003 al fine di non interferire nel procedimento penale». A Milano bocca cucita da parte del procuratore capo, Giancarlo Tarquini, che con i suoi aggiunti ha gestito, in questi anni, tutte le denunce nei confronti dei magistrati del pool di Mani pulite. Ieri mattina Ilda Boccassini e Gherardo Colombo si sono presentati regolarmente a Palazzo di Giustizia di Milano. Sono rimasti nei rispettivi uffici prima di una breve riunione nella stanza della Boccassini, durante la quale hanno fatto il punto della situazione. Quindi sono andati a pranzo insieme. Ai due pm è stata espressa solidarietà dai colleghi. La notizia ha surriscaldato il clima a Palazzo di Giustizia, malgrado il procuratore generale, Mario Blandini, che sul suo tavolo ha anche la richiesta degli ispettori del ministro Castelli di avocare a sè il fascicolo 9520, abbia assicurato che «non ci saranno interferenze» tra l'iniziativa della Procura di Brescia e la decisione sull'eventuale avocazione. Nessuna solidarietà ai due magistrati, non in polemica, ma perchè impossibile da dare «quando non si è a conoscenza dei fatti». Malgrado gli atti siano stati secretati, però, è possibile ricostruire la storia dell'esposto presentato il 4 luglio scorso dal Comitato nazionale per la giustizia, associazione presieduta dall'avvocato perugino Giacomo Borrione che l'ha firmato insieme al segretario, ed ex procuratore circondariale, Gianfranco Sassi. Si tratta di una pagina nella quale si fa riferimento ad atti dei processi milanesi sollecitando un'indagine sui due magistrati per la loro condotta «chiaramente lesiva della dignità e dell'indipendenza della magistratura». Si chiede inoltre il sequestro del fascicolo 9520, quello che secondo i legali di Previti e Berlusconi conterrebbe le prove della non competenza territoriale di Milano, «per evitare il pericolo di distruzione di atti rilevanti come avvenuto per il cd del colloquio del bar Mandara». Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sono iscritti nel registro degli indagati con il modello 21, che riguarda ipotesi di reato per persone di cui si conosce il nome. «Una forma di garanzia per i due accusati» ha commentato l'ex procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli.