SI ANDREBBE verso uno slittamento all'8 luglio per l'inizio della discussione in aula al Senato del ddl ...

Ieri intanto è proseguito lo scontro tra i poli sul disegno di legge di riassetto del sistema televisivo, con il Ministro delle Comunicazioni Gasparri che conferma l'intenzione del governo di mantenere i limiti antitrust originali del 20% del sistema integrato. «Credo in questa proposta. La difendo - ha spiegato ieri Gasparri - siamo in un'epoca di convergenza fra tv e internet e per cui penso che sia più corretto parlare di un sistema sempre più integrato di comunicazione». Ma sono due le novità in cui la discussione in commissione è continuata senza affrontare il nodo dell'art. 15, quello appunto sui limiti antitrust, mentre si è votato per gli articoli 16, 17 e 18. La prima è l'emendamento presentato dal relatore di Forza Italia Luigi Grillo, anche presidente della Commissione, che riscrive interamente l'art. 25 del ddl. Si tratta per Grillo di una proposta per rendere certi i tempi di introduzione del digitale terrestre: «Ai fini dello sviluppo del pluralismo - sostiene l'emendamento Grillo - saranno rese attive entro la fine del 2003, reti digitali terrestri, con un'offerta di programmi in chiaro accessibili mediante decoder». Viale Mazzini reagisce male al fatto che Grillo nella sua relazione non ha recepito la proposta Rai di sostituire una parte del «dab», con frequenze digitali che farebbero aumentare le capacità del servizio pubblico per giungere in fretta alla digitalizzazione. Questo emendamento quindi metterebbe in difficoltà la Rai rallentando il piano messo a punto da Cattaneo per arrivare a quello che prescrive la legge Gasparri. Lo scontro si consuma anche sul mancato recepimento dell'emendamento dell'opposizione che eliminava la ripartizione territoriale per il canone Rai, introdotta alla Camera. Per il Ds Antonello Falomi, il ministro Gasparri difende la secessione televisiva. Gli risponde il ministro: «Il decreto sul nuovo assetto radiotelevisivo, in discussione al Senato, garantisce tutte le reti nazionali, nella loro autonomia economica e aziendale. Chi dice il contrario mente».