PERCHÉ SCHROEDER È CONTRARIO

Per l'Amministrazione Usa, infatti, la Libia di Gheddafi continua a rimanere uno degli «stati canaglia» con i quali non è lecito per i paesi democratici intrattenere i rapporti di normale collaborazione, fosse anche al fine di mettere un freno all'incessante e crescente fenomeno dell'immigrazione clandestina. Sulla pelle del governo tedesco brucia ancora molto l'affermazione fatta durante la guerra contro l'Iraq dal ministro della difesa americano Donald Rumsfeld, che aveva messo la Germania nello stesso paniere contenente «stati canaglia» quali Cuba e la Libia. Vedersi trattare alla stregua di stati dittatoriali come quelli citati aveva suscitato un'ondata di sdegno in tutta la Germania, ma la scudisciata di Rumsfeld aveva lasciato il segno ed aveva fatto capire chiaramente quanto profonda fosse l'emarginazione subita dal paese in seguito alla sua dura e ostinata opposizione alla guerra della coalizione contro l'Iraq. È in quest'ottica che vanno dunque lette le riserve tedesche alle quali ha accennato il nostro ministro degli Esteri Frattini. Il governo Schroeder ha infatti un interesse precipuo a mettere un forte freno all'immigrazione clandestina alle frontiere esterne dell'Ue, come sono quelle italiane, ben sapendo che molti dei nuovi arrivati in un breve volgere di tempo finiranno per andare ad aggiungersi agli oltre sette milioni di stranieri già presenti sul suolo tedesco. L'ultima cosa di cui il governo rosso-verde ha bisogno è proprio l'arrivo di nuovi profughi, che finiranno automaticamente per mettere ancora di più in crisi le dissestate finanze dello Stato tedesco, che in base ad una norma costituzionale riguardante il diritto d'asilo continua ad elargire generosissimi sussidui a qualunque straniero riesca a mettere piede nel paese. La prova di quanto stia a cuore ai tedeschi un fitto ed efficiente sistema di protezione delle frontiere è documentata dal fatto che al confine orientale che corre lungo i fiumi Oder e Neisse da tempo sono all'opera pattuglie tedesco-polacche intente a bloccare con ogni mezzo l'infiltrazione di clandestini provenienti dalla rotta orientale in cui operano i trafficanti di carne umana. Le esitazioni tedesche nell'appoggiare i piani italiani di contenimento del flusso di clandestini provenienti dalle coste libiche non vanno dunque viste come un atto di ostilità o di riserva politica nei confronti del nostro governo, quanto nel timore del governo Schroeder di vedersi di nuovo bacchettare dagli americani per una presunta collaborazione con il colonnello Gheddafi. L'opera di convincimento da parte del nostro governo non va compiuta tanto nei confronti di Berlino, ma deve piuttosto puntare ad ottenere il via libera da parte delle autorità di Washington. Finché queste non decideranno di far scattare sul verde il semaforo tuttora permanentemente fissato sul rosso nei confronti del regime libico, è dubbio che la Germania osi sbilanciarsi in questa direzione, con il rischio di subire un'altra temuta e indesiderata lavata di capo da parte del governo Usa.