La Lega minaccia ma Bossi dà un colpo di freno

Ma il segretario della Lega sono io. Se togliere il voto della Lega lo decido io». L'epigrafico stop di Bossi alla polemica innescata dal suo capogruppo, Alessandro Cè, arriva a sera quando il Palazzo è ormai in fibrillazione. «La Lega si considera con le mani libere», aveva infatti annunciato il presidente dei deputati leghisti a metà pomeriggio, definendo «fallimentare» l'azione del governo sull'immigrazione. «Preso atto che gli alleati hanno stracciato il patto elettorale - aveva aggiunto - la Lega non si ritiene più vincolata ad approvare alcuna iniziativa del Governo». Una voce dal sen fuggita? Difficile dirlo, considerando che lo stesso Bossi più tardi ribadirà la sua richiesta a Berlusconi di un commissario speciale per l'immigrazione «uno con le palle, non dico tre ma almeno due, una persona decisa e onesta, che abbia l'autorevolezza di rimandare i clandestini da dove sono venuti». Come sia sia, l'attacco della Lega fa sobbalzare la Cdl, induce l'Ulivo a chiedere la presenza immediata di Berlusconi in Parlamento per rispondere sull'immigrazione, crea non poco imbarazzo al premier, a Salonicco per il consiglio europeo che ha tracciato le linee di una comune politica europea di contrasto all'immigrazione clandestina. «Ci stiamo occupando di questo problema e lo risolveremo con la Bossi-Fini» assicura Berlusconi, precisando subito dopo che «nella scala delle preoccupazioni e dei problemi del governo, questo non è al primo posto e siamo sicuri di poterlo contenere». L'attacco di Cè, tuttavia, è pesante e va a sommarsi a posizioni altrettanto nette assunte dal capogruppo della Lega alla Camera nei giorni scorsi (come la bocciatura del consiglio di gabinetto chiesto da Fini e la pretesa di una devolution non "contaminatA" dal riferimento all'interesse nazionale). Nel mirino di Cè, soprattutto il ministro Pisanu. «La lettura dell'inconsistente decreto sul contrasto all'immigrazione clandestina - attacca Cè - ci chiarisce definitivamente che non esiste alcuna volontà da parte dell'aleatorio ministro Pisanu, e quindi da parte del presidente del Consiglio Berlusconi, di creare un argine concreto all'invasione extracomunitaria del nostro Paese». «Dobbiamo pertanto prendere atto - prosegue - che anche su questo tema prioritario, che riguarda la sicurezza e la legalità nel nostro Paese, l'azione del Governo è fallimentare e tradisce le promesse fatte agli elettori». Parole dure, che fanno sobbalzare gli alleati, sconcertati dalla intransigenza di Cè quando solo ieri l'altro Bossi aveva parlato di «un passettino in avanti». «Il fatto che la Lega non abbia limiti nel suo quotidiano esternare non significa che anche la pazienza degli alleati sia infinita», commenta subito il portavoce di An Landolfi, mentre Francesco Storace invita a «risolvere la questione della Lega in modo definitivo» e fa sfoggio di spirito: «Se Cè continua così, il capogruppo leghista si chiamerà C'era». Anche l'Udc fa ricorso all'ironia. «La Lega annuncia che ha le mani libere? - dice il capogruppo dei deputati Luca Volontè - Bhè...L'importante è che non le appoggi sui cannoni». E il segretario Marco Follini: «Non ho letto quando ha scritto Cè, mi manca ancora il sesto libro di "Harry Potter", dopo di che passerò alla lettura delle sue dichiarazioni...». «Annunciare di avere le mani libere rispetto agli atti di governo non mi sembra una buona soluzione - osserva invece il ministro Buttiglione - anche noi siamo per le riforme, ma che siano progressive e non regressive». «Nessuna polemica di giornata può mettere in dubbio l'azione del governo e non è convincente nè conveniente sminuire gli sforzi dell'esecutivo sull'immigrazione», conclude invece il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi.