Parastato, trattativa in salita

Il primo incontro tra le parti, tenutosi ieri nella sede dell'Aran, ha lasciato i sindacati con l'amaro in bocca, nonostante l'ottimismo del presidente dell'agenzia, che crede di poter raggiungere un accordo «tra settimane e non mesi». Interessati al rinnovo contrattuale, che potrebbe essere il terzo a chiudersi nel settore del pubblico impiego dopo i ministeri e la scuola, sono circa 60 mila dipendenti dell'Inps, dell'Inail, dell'Inpdap, dell'Ipost, degli Ordini professionali, degli Enti Parco, dell'Aci e le rispettive strutture provinciali. Ad impensierire Cgil, Cisl e Uil, che sul pubblico impiego marciano unite, sono però soprattutto i tempi del negoziato, di cui non si vede il punto d'arrivo. Ma le posizioni sembrano sin da ora già distanti anche sulle condizioni economiche che dovranno essere poste sul tavolo. «Non è chiaro che tempi avrà la trattativa - afferma Carlo Podda, segretario nazionale della Fp-Cgil - e sono piuttosto pessimista sul suo sviluppo. C'è stata solo un'apertura formale del tavolo, ma già da ora emergono elementi di divergenza rispetto al quadro economico generale in base al quale decidere gli aumenti. Nonostante i ritardi, la trattativa mi sembra insomma tutt'altro che matura». Quello di ieri «non è stato un inizio molto favorevole» neanche per Rino Tarelli, segretario generale della Fps-Cisl. «Il governo non può continuare a fare orecchie da mercante - afferma - perché di attendismi e tattiche non ne accetteremo più». La Cisl «non è d'accordo con la lettura economica fatta dall'Aran», ma ribadisce che «siamo solo ad un primo incontro, il nostro obiettivo rimane quello di andare avanti e di trovare soluzioni». Prime divergenze sul trattamento economico da riservare ai dipendenti del parastato, infine, anche per la Uil-Pa, che critica il calcolo dell'Aran per un aumento di 126 euro, considerato «insufficiente». «Abbiamo contestato il dato relativo alla retribuzione media complessiva del comparto, sul quale l'Aran ha calcolato le percentuali di incremento previste negli accordi con il governo, poichè risulta inferiore a quello reale - afferma Salvatore Bosco, segretario generale della Uil-Pa -. Secondo le nostre stime il beneficio medio mensile pro-capiute dovrebbe attestarsi intorno a 135 euro». Più critica la posizione delle Rappresentanze di base: «L'incontro è andato molto male - affermano - perché l'Aran ha presentato dei dati economici clamorosamente falsati che tradotti in cifre comporterebbero una percentuale di incremento salariale inferiore al contratto dei ministeri». A dirsi «moderatamente ottimista» è invece il presidente dell'Aran, Guido Fantoni. «Certamente sono emersi elementi di contrasto, ma in tutte le trattative si comincia enucleando gli elementi di dissenso. I contratti non si chiudono in una settimana, ma le soluzioni già trovate per problematiche simili - afferma Fantoni, riferendosi al contratto dei ministeri - possono avvantaggiarci». Il prossimo incontro tecnico è fissato per il 27 maggio per discutere della parte normativa del contratto. I termini economici dell'accordo dovrebbero essere invece discussi il 3 giugno.