Elezioni, voglia di concretezza

Anche perchè le forme di «autentica rissa politica» di questi giorni non servono agli interessi del paese e per le quali serve un' «inversione di rotta». Una «partita molto delicata per il futuro», di cui «non tutti gli attori sembrano consapevoli». È dedicata alla situazione politica italiana «verso le elezioni amministrative», la nota settimanale del Sir, l'agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei. «Mentre sta per entrare nel vivo la campagna elettorale per il turno amministrativo di primavera - afferma il Sir - una cosa è certa: cresce notevolmente il numero dei candidati e delle liste iscritte alla competizione. Questo dato ci avverte che ormai la politica, anche al livello comunale e provinciale, è strutturalmente cambiata: la partecipazione non avviene più nei partiti, ma i partiti professionali si allargano, in occasione delle elezioni, a tanti cittadini, pronti a fare l'esperienza, anche episodica, della candidatura». Secondo il Sir «molteplici reti di solidarietà e di amicizie personali e familiari possono così supplire alla crescente disaffezione alle urne. Se le campagne elettorali si svolgono, anche nel piccolo, sempre più con criteri, e spese, da marketing, nello stesso tempo il tono della competizione locale tende a diventare più concreto: almeno nelle dichiarazioni programmatiche i problemi dei cittadini sembrano trovare espressione ed attenzione». Anche perchè, «come si è visto ormai in diverse occasioni, gli elettori sanno premiare o bocciare al di là delle appartenenze politiche le amministrazioni comunali o provinciali e anche quelle regionali, sulla base del lavoro effettivamente svolto. In realtà - sottolinea il servizio di informazione religiosa - è quello che i cittadini effettivamente si aspettano anche a livello di politica nazionale: una politica più concreta, tanto da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione». Invece, ribadisce il Sir «assistiamo, con particolare evidenza in queste settimane, a forme di autentica rissa politica. Che ci sia del metodo in tutto questo, che porti a compattare fronti politici opposti può anche essere vero, ma certamente non è nell'interesse del Paese, almeno da due punti di vista». Il primo è che «la politica nazionale non è più un livello autonomo. Quella che gli studiosi definiscono "l'europeificazione della politiche pubbliche" è un dato di fatto. Così se non riusciremo a realizzare, sul piano nazionale da un lato un processo legislativo coerente e non a singhiozzo e dall'altro la selezione di una dirigenza politica autorevole, ne vanno a discapito gli interessi collettivi». Il secondo è che «la corruzione del linguaggio politico può avere esiti imprevedibili e non certamente positivi».