di CLAUDIO GUIDI BERLINO - Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha lanciato un forte ...

Come possiamo credere di poter governare con istituzioni che funzionano male già con 15 Paesi membri - si chiede il ministro - quando questi saranno diventati 25?». In un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung Frattini mette poi anche i paletti sulla proposta di nominare un ministro degli Esteri europeo, poiché ciò, a suo avviso, pur costituendo un passo avanti, non risolverà i problemi europei, in quanto una politica estera europea continuerebbe a non esistere. Il ministro spiega poi in termini chiari il punto di vista del governo italiano, quando dichiara che «la via che noi vogliamo seguire lascia ai governi una forte competenza politica, per questo sarebbe un'illusione pensare ad un ministro degli esteri europeo che agisca in modo indipendente dalle decisioni del Consiglio europeo e da quelle dei governi». Anche l'introduzione del voto con maggioranze qualificate è visto con scetticismo a Roma, poiché per Frattini prendere decisioni a maggioranza su problemi come quelli riguardanti la partecipazione ad una guerra sarebbe «estremamente problematico». La creazione di un presidente europeo sarebbe invece auspicabile, in quanto appare ormai esaurito il metodo di rotazione semestrale della presidenza. Ciò non deve comunque costituire un polo di potere concorrenziale per il presidente della Commissione europea, poiché il presidente del consiglio europeo non avrà competenze esecutive né disporrà di una propria burocrazia. Frattini sottolinea che per l'Italia ciò che conta non è il problema di creare «più Europa», poiché ciò di cui si ha bisogno è «un'Europa che funzioni meglio» e che mantenga il principio della sussidiarietà. Tra i compiti della prossima presidenza italiana dell'Ue, il ministro evidenzia la rimessa in moto di un dialogo strategico con gli Stati Uniti. Ciò implica per gli europei la necessità di riconoscere che essi possono ottenere ascolto solo in qualità di «partner alleati davvero forti», con la conseguenza che l'Europa da consumatrice della sicurezza a spese degli Stati Uniti diventi «una produttrice di sicurezza». Il ministro si dice inoltre convinto che l'Europa possa diventare per gli Usa un partner per la sicurezza solo se investirà di più in questo settore e respinge i sospetti avanzati recentemente che l'America voglia indebolire l'Europa. Un Paese come l'Italia, che ha sostenuto la posizione americana contro l'Iraq, ha il compito di assumere il ruolo di mediatore per «far capire agli amici americani che l'unità dell'Europa è un valore in più». Riferendosi al minivertice a quattro di oggi a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo di Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo, Frattini ha messo in guardia contro il tentativo di creare «una microzona di difesa» con il conseguente indebolimento della Nato, perché se si verificasse questa tendenza verso la spaccatura, allora si tornerebbe «alla logica del recente passato», con il risultato che anche «Italia, Spagna e Gran Bretagna potrebbero forse organizzare un vertice sulla difesa», anche se ciò non rientra nei desideri dell'Italia. Per Frattini è adesso indispensabile incoraggiare Francia e Germania a tornare alla «coerenza» e all'unità. In questo senso è un «dovere» cercare di ricucire lo strappo verificatosi, perché «non è possibile continuare su questa strada».