CONFERMANDO le anticipazioni dei giorni scorsi il rapporto di primavera della Ue ha messo in luce la ...

E che avrà come primo effetto tangibile una riduzione marcata dell'occupazione: a fine anno il numero dei disoccupati potrebbe crescere di un milione e mezzo di unità con oltre 100 mila posti di lavoro in fumo. Una prospettiva preoccupante perchè di fatto segna il primo vero calo di occupati da dieci anni a questa parte. Il quadro per l'Italia non è entusiasmante con una crescita per il 2003 ferma intorno all' 1% e in accelerazione modesta (+ 2,1%) nel 2004. In questo contesto è destinato a peggiorare anche il rapporto tra deficit e pil (uno dei caposaldi del patto di stabilità) che l'anno prossimo in assenza di significativi interventi correttivi potrebbe sforare il tetto del 3%. L'Italia in questo contesto è quindi chiamata a tenere ferma la barra del risanamento. E procedere con interventi diversi da quelli finora messi a punto. Basta con le una-tantum e più coraggio sulle riforme a partire, chiede ancora una volta la Commissione, dalla previdenza. Ma soprattutto ogni taglio alle tasse, dovrà essere finanziato da riduziuone effettiva e permanente di spesa, mentre si dovrà arrivare a meccanismi in grado di assicurare una costante discesa del costo della macchina statale. Obiettivo deve essere la riduzione di mezzo punto del deficit strutturale. Un traguardo già indicato dalla Commissione europea ma finora disatteso. Anche quest'anno il deficit in mancanza di manovre correttive si ridurrà dello 0,3%. Anche per il debito si profila un calo meno forte del previsto e quest'anno il rapporto con il pil si attesterà al 106% contro il 106,6% dell'anno scorso per scendere al 104,7 nel 2004. Una situazione stigmatizzata dal commissario Pedro Solbes che ha sottolineato come l'Italia anche l'anno prossimo sarà l'unico Paese con un debito nettamente superiore al 100% del pil. Il quadro italiano, a parte il debito, non si discosta però molto da quello europeo. La difficile congiuntura economica aggravata dal conflitto in corso avrà riflessi considerevoli sulla crescita e i conti pubblici di Eurolandia. La Ue ha infatti previsto che se le guerra non si protrarrà entro giugno, come a questo punto appare possibile, la frenata della crescita sarà contenuta ed eviterà una vera e propria recessione. Paolo Tavella