«Più rischi per gli alpini in Afghanistan»

Lo ha affermato il ministro della Difesa, Antonio Martino, davanti alla commissione Difesa del Senato, sottolineando però che sono state assunte «specifiche misure di sicurezza». Da parte sua, il generale Giorgio Battisti, comandante dei contingenti italiani in Afghanistan, ha assicurato che «la vigilanza è sempre al massimo». La minaccia dei razzi — La minaccia prevalente, ha rilevato il responsabile della Difesa, «è rappresentata da possibili lanci di razzi, per lo più notturni, e dal posizionamento di mine, anche telecomandate. Sono poi possibili agguati e il coinvolgimento in scontri tra fazioni rivali». Comunque, ha sottolineato, «sono state prese tutte le possibili precauzioni». Ieri un team di specialisti italiani, con quattro cani antimine e antiesplosivo, è giunto in Afghanistan. È la prima volta che il nostro esercito impiega dei cani a supporto delle attività dei nuclei di bonifica. Alpini non al posto delle forze Usa — Il ministro ha negato che i militari italiani siano stati inviati in Afghanistan nell'ambito della missione Enduring Freedom per sostituire soldati Usa spostati in Iraq. Prima dell'apertura delle ostilità, ha spiegato, «c'erano ottomila militari americani in Afghanistan, gli stessi che ci sono ora. Non condivido dunque le valutazioni fatte da alcuni esponenti dell'opposizione». Il ministro ha quindi sottolineato la calda accoglienza che è stata riservata ai nostri alpini a Khost. Verso l'unificazione Isaf-Enduring Freedom — In Afghanistan l'evoluzione della situazione, secondo Martino, «non fa escludere che, per il futuro, venga a decadere l'esigenza di due operazioni distinte, Isaf e Enduring Freedom. L'unitarietà del comando italiano va già in tale direzione». In questa prospettiva, ha sostenuto, «deve essere la Nato ad assumere il comando». La partecipazione italiana ad Isaf è stata prorogata fino al 30 giugno, ma il ministro non ha escluso la possibilità di proseguire nell'impegno oltre quella data. I contingenti italiani presenti in Afghanistan per le missioni Enduring Freedom e Isaf rappresentano, quantitativamente, circa un quarto dell'impegno complessivo delle forze armate tricolori all'estero. La Turchia teme i profughi terroristi — Il timore della Turchia, ha poi rilevato il ministro, appena rientrato da una visita ufficiale ad Ankara, è che tra i profughi in arrivo dall'Iraq ci siano gruppi terroristici. «Noi - ha detto Martino - abbiamo comunque detto che preferiremmo che le forze armate turche non entrassero nel Nord dell'Iraq». «Gli "Awacs" a disposizione della Nato sorvolano attualmente i cieli della Turchia» ha inoltre annunciato il ministro. Le reazioni — Immediate le reazioni. Massimo Brutti, vicepresidente dei senatori Ds, ha definito «assai grave che il Martino abbia mostrato di condividere le scelte compiute dal governo turco». «Suggerirei al ministro maggiore prudenza prima di fare affermazioni sconsiderate» ha detto Rino Piscitello, componente dell'esecutivo nazionale della Margherita. «Il ministro Martino ha confermato che alla task force Nibbio sono affidati compiti che vanno ben oltre la stabilizzazione - ha dichiarato Jacopo Venier, responsabile Esteri del Pdci -. Queste operazioni belliche assumono un drammatico significato dopo l'invasione dell'Iraq».