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L'arrrivo di Berlusconi tra Scalfaro e Padre Pio: dialoghi in Paradiso

Luigi Bisignani

 Caro direttore, «Allegria! Allegria!». Nella pace del Paradiso risuona la voce di Mike Bongiorno ad annunciare, a sorpresa, l’arrivo di Silvio Berlusconi. Visibilmente contrariato è Oscar Luigi Scalfaro che si inginocchia platealmente battendosi il petto e con un filo di voce sussurra: «Non ci sto, non ci sto... come è possibile dopo così poco tempo quando io, timorato di Dio, invece ho aspettato decenni!». Lontani i tempi in cui proprio Scalfaro chiese al neo premier Berlusconi, bombardato sin da subito dalla procura di Milano, di portare Gianni Letta a Palazzo Chigi come sottosegretario. L’eccitazione per il nuovo arrivo richiama l’attenzione anche di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Bettino Craxi e di un ancora spaesato Arnaldo Forlani. A zittire l’ex presidente della Repubblica ci pensa rudemente, come faceva quando era in vita, un pezzo da novanta, San Padre Pio.

«Scalfaro, semmai sono io che dico non ci sto, non lei. Le decisioni del Signore non si discutono. Conobbi Silvio piccolo e gli predissi una grande carriera accompagnata dalla raccomandazione, che ha ben seguito, di non dimenticare mai di essere caritatevole e generoso con il prossimo». Berlusconi annuendo commosso ricorda: «Ho conservato gelosamente il quadretto con dedica che ebbi in regalo dal Santo, lo incontrai dopo un grande spavento accompagnato da mia zia Marina». E Cossiga, di rimando: «Ha ragione il mistico, mio caro Oscar, più grave l’accusa di prendere i soldi dai Servizi, rispetto ai ‘servizietti’ di qualche bella ragazzotta, da vivo il Cavaliere ha patito come pochi, anche moralmente. Perseguitato fino alla fine dai tuoi colleghi Pm». Con un sorriso beffardo, il divo Giulio soggiunge: «Non vorrei che gli andassero a perquisire anche il mausoleo che si è fatto costruire ad Arcore. Però attento Francesco, quel linguaggio sulle ragazze adesso non si può più usare».

 

Al solito ci pensa San Pietro a rimettere le cose a posto, infastidito dalla piega presa dalla conversazione: «Ha portato una croce pesante in Terra ma ora è qui in pace con noi... con qualche prescrizione». «Prescrizione?», chiede incuriosito Amintore Fanfani sollevandosi dal triciclo per farsi vedere. «Sì», puntualizza San Pietro, «Per un bel po’ potrà camminare sulle strade eterne solo se accompagnato dalla sua cara mamma Rosa e assistito spiritualmente da Santa Madre Teresa di Calcutta. E poi c’è un’altra prescrizione...».

«Quale?» esclamano in coro gli astanti. «Vietata al neo assunto in Cielo qualsiasi barzelletta sul suo arrivo qui. Quelle raccontate da vivo, del suo incontro con nostro Signore, non sono mai state gradite».

Sorridente e beato per essersi ricongiunto a mamma Rosa, Berlusconi- che stava andando ad abbracciare i suoi due grandi amici Craxi e Forlani - rimane spiazzato per l’inaspettato rimbrotto che gli arriva da Ciriaco De Mita, il quale non gli risparmia una vecchia storia ai tempi della guerra delle televisioni: «Mi avevi promesso di vendere Rete4 a Odeon Tv di Callisto Tanzi e non l’hai mai fatto. Mi dicevi che eri perla libertà dell’informazione ma sulla legge Mammì ci mandasti sotto...». «Mi consenta» replica piccato il Cav.

 

«Lei invece ha preferito sempre Scalfari al mio primo Montanelli e addirittura Beppe Grillo a me!». L’argomento «televisioni» rinvigorisce immediatamente Fanfani, accompagnato dal suo fedele scudiero Ettore Bernabei. «Maremma maiala e allora cosa dovrei dire io! Ricordo ancora quando appena fatto cavaliere del lavoro a casa di Gian Paolo Cresci, proprio lei Silvio è venuto a dirci che avrebbe fatto concorrenza alla Rai e noi la prendemmo come un pazzo. Che errore è stato sottovalutarla». «Io non l’ho mai sottovalutato», interviene Biagione Agnes, storico Dg della Rai, «Ho sempre cercato l’accordo con Mediaset, pur nella differenza dei ruoli». «È vero», conferma il Cavaliere, «E sono stato felice quando Letta, mio angelo custode in terra, mi propose la tua brava e bella figliola Simona come consigliere Rai. Che battaglia e che arrabbiatura per Meloni che, anche solo per un breve giro, vide fuori il bel Gianpaolo Rossi, che si considera il nuovo McLuhan della destra...». Interviene Craxi, imponente nella sua sahariana color sabbia: «Caro Silvio, come hai potuto constatare il teatrino della politica è stato più difficile di quello della televisione».

«Anche a me», aggiunge Andreotti, «infastidiva che tu continuassi a parlare dei politici come dei poco di buono, proprio tu che a Palazzo Chigi sei stato più a lungo di tutti noi». E a questo punto torna in pista Cossiga, in collegamento perenne con le news, riportando la notizia del jet russo precipitato con a bordo Prigozhin, il capo della brigata Wagner: «Lo sanno pure i ‘criatureddi’ che se tenti un golpe in Russia, poi aerei non ne devi più prendere». E Andreotti: «Questa volta posso dire che se l’è andata a cercare... ma aspettiamo, prima di crederci, di vedere le sue spoglie arrivare qui sotto all’inferno». Cossiga: «Ci fossi stato ancora tu Giulio, con Silvio e Wojtyla avresti raggiunto la pace in Ucraina, altro che i pellegrinaggi del Cardinal Zuppi».

Andreotti, ironico: «Il caro Zuppi è più da Trastevere che da Cremlino... che vuoi che ti dica, ora c’è Meloni che si sente un mix tra De Gasperi e Adenauer. Solo che De Gasperi non disse mai: decido io». Il Picconatore, con l’aria di chi la sa lunga: «È troppo presa dai giochi di Palazzo e i giochetti con l’intelligence. Il Papeete di Salvini - quando chiese pieni poteri- non le ha insegnato nulla». Berlusconi, dall’alto della sua esperienza, non può che lanciare il suo monito: «Meloni stia attenta a certi giudici, che sono sempre in agguato e ascolti di più Nordio e meno Delmastro... So che ne parla, via Letta, con mia figlia Marina, che potrà rammentarle cosa ci hanno fatto». «Avresti dovuto ripristinare l’immunità parlamentare come ti avevo suggerito» tuona Cossiga. «Sul governo, la considerazione più furba l’ha fatta in questi giorni il mio vecchio e grosso amico Fabrizio Palenzona nel preconizzare che, tra reddito di cittadinanza e extragettito, la premier rischia di restar schiacciata dalla demagogia». Craxi sta per intervenire ma San Pietro, battendo la ferula, sentenzia: «Basta fratelli! Silvio, lei qui è ancora in prova, non porti la rivoluzione anche quassù. Voialtri tornate a pregare». Raccogliendo l’invito e contagiati da Mike Bongiorno che aveva già chiamato il «fiato alle trombe», tutti si mettono a cantare all’unisono la strofa de «L’Italiano» di Toto Cutugno «Buongiorno Italia, buongiorno Maria, con gli occhi pieni di malinconia buongiorno Dio, lo sai che ci sono anch’io».