il caso

Alain Elkann, l'articolo sul treno per Foggia è un caso a Repubblica

Il "breve racconto d'estate" di Alain Elkann crea una bufera a Repubblica. L'articolo uscito lunedì 24 luglio dal titolo "Sul treno per Foggia tra i giovani 'lanzichenecchi'" scritto dal giornalista e padre di John Elkann, editore del giornale, racconta l'incontro in prima persona tra un fine intellettuale che legge il New York Times e La Recherche di Marcel Proust e alcuni giovani. I "Lanzichenecchi" appunto, descritti come tatuati, rumorosi, omologati nella moda e nei consumi, e del tutto incuranti del distinto signore in prima classe (come loro, tra l'altro) che prende appunti con la penna stilografica. I giovanotti, bontà loro, nel racconto di Elkann sono tutti concentrati a pianificare il modo migliore per rimorchiare ragazze in vacanza.  

 

Un passaggio su tutti ha attirato l'attenzione di molti utenti dei social: "Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo 'Sodoma e Gomorra' (che sarebbe il titolo del quarto volume... ndr). Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica. Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno". 

 

L'articolo uscito regolarmente ha provocato la reazione sdegnata dei giornalisti di Repubblica: "La redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, ci dissociamo dai contenuti classisti nello scritto", si legge in un comunicato. Contenuti "classisti", dunque, "per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi".