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Otto e mezzo, “non raccontiamoci palle!”. Cacciari sorprende Gruber sulla manovra

“La manovra di Giorgia Meloni riceve critiche da Confindustria, dai sindacati e per la parte che riguarda contante ed evasione anche dalla Corte dei Conti, dalla Commissione Ue e oggi da Bankitalia. Che strategia è quella di attaccare i critici?”. Esordisce così Lilli Gruber nella puntata del 5 dicembre di Otto e mezzo, il talk show di La7, in cui interroga Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, sulla manovra del governo Meloni: “Nella manovra ci sono alcune cose, come il tetto al contante, che sono giustamente criticabili e che potevano anche lasciar perdere. Poi per onestà intellettuale tutti si devono chiedere che cosa si sarebbe potuto fare di diverso. Sarebbe interessante chiedere l’opinione di Mario Draghi a questo proposito, visto che sicuramente è stato ascoltato da Giorgia Meloni”.

 

 

“Il problema - sentenzia Cacciari proseguendo il proprio discorso fiume sui conti dell’Italia togliendo responsabilità alla premier - è che fare delle manovre, soprattutto nel senso della protezione dei più deboli, dei ceti meno abbienti, di coloro che sono massacrati da bollette, da disoccupazione e inflazione, servirebbero delle manovre soprattutto di redistribuzione sul piano fiscale, una cosa che nessuna forza politica ha proposto e che nessuna forza politica propone. Questo se vogliamo trovare risorse. Certamente le risorse per proteggere i più deboli non si possono trovare aumentando ulteriormente il debito. Questa è la questione, non raccontiamoci palle!”.


Dopo aver sbottato Cacciari poi puntualizza sul Pnrr: “La manovra per riprendere una minima probabilità di sviluppo di questo Paese non dipende tanto da questa manovra in quanto tale, quanto dalla realizzazione del Pnrr. Bisognerebbe chiedere a che punto è, perché sono lì i soldi per un’eventuale ripresa. Non certo dalla manovra di cui stiamo discutendo. A che punto siamo col Pnrr? Quanti progetti sono cantierabili? Chi li segue? Nel Sud è successo qualcosa? Queste sono le questioni, lasciamo perdere le propagande, per carità”.