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Pnrr a rischio, Guido Crosetto stronca appelli e profezie: il video clamoroso di Draghi

"Senza Draghi il Pnrr non può andare avanti, dicono tutti. O hanno ragione loro o ha ragione lui" si domanda con tono sarcastico sui social Guido Crosetto, l'ex parlamentare fondatore di Fratelli d'Italia. Mentre il governo è in bilico e la tensione sale alle stelle per il voto di fiducia di dopodomani, mercoledì 18 luglio, continuano ad arrivare appelli e profezie funeste sulla caduta del governo guidato da Mario Draghi. Per molti il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) - che prevede un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni - sarebbe a rischio. Un vero e proprio attentato alla sicurezza economica del Paese quello di mandare a casa SuperMario.

Dunque, la domanda di Crosetto sorge spontanea rispolverando un recente video del premier che invece, davanti a una sala stampa gremita di giornalisti, annunciava l'esatto contrario. "Abbiamo raggiunto i 51 obiettivi e quindi abbiamo creato le condizioni affinché il lavoro sul Pnrr continui" dichiarava il presidente del Consiglio. "Quindi il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà". "O hanno ragione loro o ha ragione lui" cinguetta Crosetto su Twitter mentre la politica italiana si spacca sul Draghi bis.

 

D'altronde le profezie di sventura in caso di passo indietro di Draghi sono innumerevoli. Una è stata coniata da Federico D'Incà, ministro grillino per i Rapporti col Parlamento. Che ha steso un rapporto con tutti i provvedimenti che salterebbero con una crisi di governo. Esagerando un po', in verità, perché gran parte delle scadenze elencate, a partire da quelle legate al Pnrr, possono rientrare nella ordinaria amministrazione che anche un governo «sfiduciato» (e quello di Draghi non lo è neanche) potrebbe portare avanti.

Un altro ministro che vive questi giorni come fossero gli ultimi di Pompei è Luigi Di Maio. Secondo il quale «senza Draghi non avremo più il tetto al prezzo del gas». Che, è vero, è una battaglia portata avanti con vigore dal premier. Ma, finora, nonostante i suoi sforzi ha prodotto solo sostanziali rinvii. Così come un'altra crociata, quella legata al superamento degli attuali trattati europei. Draghi sostiene la riforma, d'accordo, ma l'attuale debolezza degli altri pezzi grossi dell'Unione- Macron e Scholz - rende difficile immaginare che il premier italianio, da solo, possa convincere i 27 Paesi membri a rinunciare al principio dell'unanimità.