L'editoriale

Se La Fenice mi suona la viola...

Tommaso Cerno

Non sono un musicista, strimpello fin da ragazzino la chitarra, giusto così per cantare qualcosa alla festa dell’oratorio. Lungi da me dare lezioni di musica alla Fenice. Ma sentirmi rivolgere un attacco dal sindacato degli orchestrali di quel sublime teatro nel cuore di Venezia, sulla sponda della Santa Maria del Giglio che vidi bruciare con i miei occhi quando da studente vivevo laggiù mi fa riflettere sul fatto che davvero Beatrice Venezi faccia paura perché è una brava direttrice d’orchestra, donna, vittima due volte del maschilismo: quello del mondo operistico e quello della Cgil, ormai in piazza per Gaza e per l’intifada, a braccetto con la sinistra più radicale, quella stessa che accetta le donne a Roma nel recinto quando si prega per il ramadan e poi falezioni di femminismo a Giorgia Meloni che finisce in prima pagina anche sull’Economist, perché in fondo i paesi anglosassoni non rosicano come quelli latini. Dico questo al sindacato: una volta difendeva i contratti di lavoro, adesso è in piazza per licenziare chi non piace al suo leader. Cara Elly, mettilo in Parlamento. Prima che puoi. Liberaci.