L'editoriale

Terrorismo di matrice islamica, il vero nemico è l'anestesia della guerra

Tommaso Cerno

La grande anestesia della guerra ci ha fatto perdere la memoria. La memoria del vero nemico, il terrorismo di matrice islamica, protagonista del XXI secolo da quell’11 settembre 2001, quando il mondo cambiò. Presi come siamo a sragionare su tutto e tutti, impegnati nella classificazione di buoni e cattivi, come se Vladimir Putin prima dell’invasione dell’Ucraina fosse stato uno stinco di santo, ci siamo trovati la notte scorsa di fronte a un dilemma che non abbiamo il coraggio di confidare. Ci siamo sentiti confusi. Perché Mosca e i russi, i nostri nemici, avevano subito un attentato. E questo commando armato che ha ucciso decine e decine di persone somiglia molto al nostro nemico globale dell’era precedente al conflitto d’Ucraina: l’Isis, come è stato detto, nella versione riveduta e corretta dalla guerra in corso a Kiev e da quella nella striscia di Gaza. Un’Isis diversa, evoluta nel caos globale, ma pur sempre radicata e incastrata nell’errore peggiore del secolo. L’islamismo usato come arma contro di noi, comuni mortali con il peccato originale di essere capitalisti e cristiani anche quando siamo poveri in canna e atei. La peggior forza anticulturale che io abbia mai visto. Contro il veleno della quale mi batterò con tutte le forze.

 

 

Non mi interessa nulla capire da dove il commando che ha agito a Mosca sia entrato. Né mi importa a quale evoluzione politica e propagandistica sia arrivato il nucleo originario del proto -terrorismo dell'Isis. Quello che conta è che adesso siamo in bilico su una corda tirata fra due fragili estremi: il fronte ucraino e quello democratico. E che sembriamo esserci assuefatti alla guerra pur parlandone ogni giorno, ripetendo come un mantra il pateravegloria della difesa ad oltranza dei nostri valori, ma nei fatti fregandocene e mettendo bene in chiaro che nessuno di noi si sogna nemmeno lontanamente di andare a combattere sul campo. Nel fare questo, ci siamo dimenticati che faccia avesse l’Isis e ci siamo scordati l’effetto che ci fa da ormai vent’anni e fischia vederlo all’opera. Il problema è che questa confusione che abbiamo vissuto di nuovo nei drammatici minuti in cui ci siamo immedesimati nei nostri simili, seduti in quel teatro dove il commando ha sparato, si trasmette alle scelte che facciamo. E ci interroga su alcune stravaganze della nostra sicumera democratica. Dovremmo ricordarci invece che ci siamo abituati a parlare di battaglie, morti sul campo e distruzioni come se fossero una parte inevitabile della nostra realtà. Ma mentre la nostra attenzione è rivolta solo al fronte russo-ucraino e a quello in Terra Santa, un altro pericolo, silenzioso, ma per noi molto più insidioso incombe su di noi: il terrorismo.

 

 

L’attentato a Mosca ci deve ricordare che non possiamo permetterci di abbassare la guardia di fronte al terrorismo.
E invece da noi torna l’antisemitismo, si chiudono le porte delle università ai difensori della democrazia di Israele contro i terroristi di Hamas, si insulta Liliana Segre. E a farlo è la sinistra. Roba da non credere: è stata capace di passare in due mesi da Anna Frank a Hezbollah, dando dei fascisti agli altri. A chi pone dubbi e domande. I fascisti saremmo noi liberali che continuiamo a fare distinguo, a discutere. E che oggi diciamo che questa Europa non ci piace. Che l’integrazione, se è quella che abbiamo davanti agli occhi, è un disastro. E che se anche il governo Netanyahu è il peggiore fra i governi israeliani degli ultimi decenni (non lo dico io, lo dicono loro), è il governo di una democrazia contro la follia islamista di teocrazie gonfie di soldi che ci stanno mettendo in uno stato di minorità. E che ci fanno bere la loro propaganda per cui noi difendiamo il loro velo e non il nostro presepio e ci sentiamo perfino intelligenti a farlo. Invece siamo solo degli idioti. Già sconfitti. E pieni di noi stessi al punto da non rendercene conto.