L'editoriale

Se i ministri di destra ci querelano

Davide Vecchi e Alessandro Sallusti

La stampa di sinistra sostiene che il governo vorrebbe imbavagliarla. Non c’è pericolo, primo perché non è vero, secondo perché anche volendo non troverebbe il bavaglio, terzo perché quella dei giornalisti è una categoria che si imbavaglia già da sola o per conto terzi. Certo, a volte anche a noi capita di trattenerci nell’affondare il coltello nella piaga quando le cose non girano come dovrebbero, lo facciamo non su commissione o per appartenenza ma come atto di fiducia in un futuro migliore. Risultato di tanto sforzo e comprensione?

Importanti ministri di questo governo – Guido Crosetto e Adolfo Urso – procedono a colpi di querela contro i pochi giornali non di sinistra – Il Giornale e Il Tempo – lamentando presunte inesattezze in articoli che li hanno riguardati. Non ci spaventiamo, non denunciamo ridicoli e inesistenti bavagli, non mettiamo in dubbio la loro libertà di fare ciò che credono e capiamo pure che l’idea maturata nella loro testa di arrotondare con qualche decina di migliaia di euro (nell’improbabile caso di una vittoria in tribunale) i non faraonici stipendi pubblici possa stuzzicare, del resto ognuno tiene famiglia e magari pure casa da ristrutturare.

Che un governo di destra, attraverso due suoi rappresentanti, provi a estorcere soldi a giornali che per loro, e direi nonostante loro, hanno combattuto e combattano gratis battaglie epocali contro chi li voleva e li vorrebbe morti, è il segno di quanto il potere possa dare alla testa e fare perdere lucidità. Noi procederemo come sempre di testa nostra, sapendo che può capitare di sbagliare ma ancora più liberi di dire la verità anche quando questa potrebbe apparire sgradevole.

 

Riceviamo e pubblichiamo:

"Cari direttori, in riferimento al vostro editoriale pubblicato su Il Tempo e su Il Giornale il 9 febbraio, sento il dovere di far conoscere ai vostri lettori che la mia decisione di adire le vie legali nei confronti di un collaboratore de Il Tempo è stata motivata solo dalla volontà di proteggere mia moglie e i suoi familiari, che vivono in una zona di guerra, dalle allusioni che essa influisca sulle mie decisioni istituzionali, cosa assolutamente non vera. Questa falsa asserzione è peraltro contenuta anche in un grave atto intimidatorio pervenuto qualche mese fa al Ministero e di cui si stanno occupando gli organi inquirenti. L'autore, peraltro, aveva in più occasioni scritto articoli del tutto infondati e chiaramente diffamatori sulla mia attività politica e istituzionale, sin dalla mia elezione a presidente del Copasir, senza che mai io abbia adito le vie legali. In questo caso, ho ritenuto doveroso farlo perché coinvolge altre persone, che potrebbero subirne le conseguenze senza averne alcuna responsabilità, cosa credo inaccettabile soprattutto per coloro che si riconoscono nei valori della destra. Con la massima stima per il lavoro svolto dai colleghi giornalisti, cordialmente".

Adolfo Urso