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Medio Oriente, l'aggressione di Parigi sia un monito

Davide Vecchi

Il terrorista islamista che in Francia ha ucciso un docente ha una storia personale istruttiva. Partiamo dalla famiglia del ventenne: lui, i genitori e i suoi quattro fratelli non hanno mai avuto documenti o nazionalità francese. Erano stati espulsi dalla Francia nel 2014 ma alcune organizzazioni umanitarie si opposero riuscendo a farli ospitare in un centro di accoglienza grazie a un magistrato che ha ritenuto legittime le doglianze delle associazioni. Suona familiare? C’è la tendenza di far entrare e rimanere chiunque arrivi a prescindere dal motivo. Ma è una bella responsabilità. Perché il magistrato che fa rimanere in Italia e in Europa chi non lo merita mette la firma sotto un provvedimento che può portare, come avvenuto in Francia, a conseguenze drammatiche.

 

 

 

I magistrati che hanno sposato una linea ideologica protesa ai migranti irregolari forse dovrebbero valutare anche la sicurezza del Paese: chi consente a un irregolare di rimanere si assume la responsabilità dell’agire futuro di quel migrante? Di esempi ne abbiamo molti e recenti anche in Italia. Ma i fatti di Parigi richiamano al terrorismo, a una guerra di anonime schegge impazzite che potrebbero colpire ovunque. Chi agevola oggi la clandestinità ha responsabilità etiche e morali che non possono essere ignorate. Questo è il tempo del buon senso non delle ideologie.