il commento

Senza Mario Draghi i prossimi leader non avranno più ombrelli protettivi

Fabrizio Cicchitto

Nello sfondo esiste il fatto che dopo circa 75 anni (dal 1945 al 2020) di relativa stabilità l'equilibrio mondiale è saltato due volte, nel 2019-2020 per la pandemia e adesso dal febbraio 2022 per la guerra di conquista territoriale scatenata da Putin. Invece in Italia in due elezioni, quella del 2013 e ancor più quella del 2018, ha dominato il cortile di casa perché c'è stata una sorta di definitiva resa dei conti da parte dei populisti (il Movimento 5 stelle) e dei sovranisti (la Lega versione Salvini) contro ciò che ancora rimaneva dei residuati bellici della Prima repubblica e del parossistico bipolarismo della Seconda per larga parte dominato dallo scontro di stampo mediatico giudiziario fra la coalizione berlusconiana a quella antiberlusconiana. Però né i sovranisti e tantomeno e i populisti si sono dimostrati in grado di fare i conti con i nuovi problemi geopolitici che sono esplosi nel mondo. Così sia il governo Conte 1, sia il governo Conte 2 (di opposto orientamento politico, il primo di destra dominato da Salvini, il secondo di centro-sinistra dominato dal PD) sono stati letteralmente allo sbando sul terreno della politica internazionale: mentre Salvini intratteneva rapporti speciali con il governo russo, a sua volta Di Maio dava via libera all'adesione dell'Italia, unico governo del G7, alla nuova via della Seta. Poi, durante la prima fase della pandemia in Italia è avvenuto di tutto: noi, privi ancora a marzo di mascherine, abbiamo inviato 70 tonnellate di materiale sanitario agli amici cinesi, mentre una brigata russa di circa 200 persone, per lo più militari provenienti dalla Siria, per due mesi ha circolato per il Nord d'Italia con una puntata al Sud.

 

 

Allora per molte ragioni Draghi potrà non piacere (specie quando fa quasi tutte le nomine di testa sua), ma l'unica personalità che ha un prestigio internazionale e che ha ricollocato l'Italia nelle sue posizioni giuste, quelle europeiste ed atlantiche, è proprio lui. Il paradosso è che su quest'ultimo terreno esiste un'obiettiva convergenza proprio fra il governo Draghi e l'unica forza di opposizione, Fratelli d'Italia guidata da Giorgia Meloni. Ma qui però tutti i nodi vengono al pettine, se non viene cambiato il sistema elettorale in senso proporzionale (cosa a nostro avviso auspicabile vista l'estrema eterogeneità di entrambe le coalizioni). Così per quello che riguarda il centrodestra nessuno può pensare di risolvere il nodo della leadership solo in termini numerici. Esistono pochi dubbi che, vista la condizione di decadenza in cui versa Forza Italia e la catena di errori commessi da Salvini, allora stato delle cose la forza più dinamica è quella guidata da Giorgia Meloni: ciò basterà a risolvere i problemi di leadership a livello nazionale? Non parliamo del cosiddetto centrosinistra. Al fondo le elezioni amministrative si sono risolte in un pareggio con qualche vantaggio per il centrosinistra, specie grazie a quel genio di Sboarina a Verona, ma di fronte alla deflagrazione del M5s in quell'area regge bene il PD guidato con grande accortezza e senso delle misure da Enrico Letta, ma per il resto o si aggrega un centro riformista alleato con il PD insieme ai residui del Movimento 5 stelle, oppure anche lì è buio a mezzogiorno da tutti i punti di vista.

 

 

Francamente lo spettacolo offerto dall'Italia con Draghi costretto a tornare precipitosamente a Roma mentre a Madrid decollava una sorta di nuova alleanza politico-militare dell'Occidente perché, su impulso del genio giornalistico di Travaglio, a loro volta Conte, Grillo e il prof. De Masi avevano deciso di dar vita ad una sorta di versione maior di Scherzi a parte, francamente è stato uno spettacolo che potevano risparmiarci. Molti deprecano il ruolo e la figura di Draghi, ma su questo punto bisogna fare attenzione. Sinora Draghi certamente ha gestito il potere senza troppi condizionamenti dei partiti, ma è stato anche uno straordinario parafulmine a livello internazionale: senza Draghi e senza questo atipico governo di unità nazionale cosa faranno senza alcuna rete protettiva i possibili e invocati leader politici eletti dal popolo (al netto di un crescente assenteismo) quali che essi saranno (Enrico Letta, Giorgia Meloni, Salvini e chi più ne ha più ne metta)?