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Prescrizione: Caiazza legge sonetto romanesco dell'800 'Er Tribunale der Governo'

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AdnKronos
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Taormina (Messina), 19 ott. (Adnkronos) - "Eccoli qua sti giudici da janna, Che pporteno la spada e la pianeta. So quattr'anni er processo nun ze manna. E la popolazione ha da sta quieta". C'è pure spazio per leggere un sonetto romanesco del 1835, di Giuseppe Gioacchino Belli, al congresso straordinario dell'Unione delle Camere penali in corso a Taormina (Messina). A leggerla è il Presidente Gian Domenico Caiazza, nel corso della sua relazione in un Palazzo dei congressi colmo di penalisti provenienti da tutta Italia. Oltre ottocento i delegati. La poesia fa riferimento al tema del congresso: "Imputato erp sempre - Il Processo senza prescrizione'. "Pe quer Cristo è ‘na gran legge tiranna! - prosegue Caiazza nella lettura della poesia in romanesco che fa riferimento proprio alle lungaggini della giustizia- Tenè er distin d'un omo tra le deta. E nun volè spedije la condanna. Prima de fallo infracicà in segreta! Doppo annata la causa a l'infinito. Caso c'un poveretto eschi innocente. Chi j'arifà quell'anni c'ha patito? E se ppoi è sentenziato dilinquente, Quanno va ssu le forche è compatito, perché er dilitto nun ze tiè ppiù a mente".

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