Il futuro incerto del pallone

Calcio italiano davanti a un bivio

Tiziano Carmellini

A un mese esatto dalla "chiusura" dell'Italia il calcio nazionale ancora si interroga. In altri Paesi si è già trovata la soluzione, o comunque si è già deciso che strada intraprendere (il Belgio ha chiuso i giochi consegnando il titolo al Bruges), da noi invece è ancora tutto in alto mare. Perché il Palazzo che di rinunciare a qualcosa non ne vuole sentire, i giocatori restano aggrappati agli stipendi e non retrocedono di un passo, eppure le televisioni sono pronte a bloccare il flusso di danaro che alimenta ormai da anni il pallone nostrano. Insomma, il più classico dei tutti contro tutti in perfetto stile italiano: alla faccia del restiamo uniti in questo momento di crisi, pandemia, covid-19 e via discorrendo. Fin qui tutto secondo la solita retorica italiana , ma le dichiarazioni, poi smentite in maniera imbarazzante, del capo della Protezione civile Borrelli, che si è lasciato sfuggire una molto probabile (se non certa) chiusura fino a metà maggio, spacca a metà la questione. Ora il calcio italiano, considerate almeno tre settimane di allenamenti necessari prima di tornare a regime e poter rigiocare sul serio, è di fronte a un bivio. Opzione uno: depennare l'attuale stagione (come successo in Belgio tanto per fare un esempio) e quindi decidere come e se assegnare titoli, posizioni in coppa ed eventuali retrocessioni rischiando salvando così però così la stagione successiva che potrebbe partire come di consueto a fine agosto/primi di settembre. Opzione due: riprendere comunque a giocare la stagione così come era stata sospesa, magari anche a giugno inoltrato e completare tutte le giornate a prescindere da quanto questo inciderà sull'inizio dell'annata successiva: quella 2020/21. Difficile capire ad oggi da quale parte si andrà, lo decideranno pesi specifici delle varie società interessate, solchi economici e come sempre la politica... e a pensarci vien da tremare visto quello che ha combinato fin qui!