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La Cina ci ripensa e cambia il numero dei morti: 1.300 in più

Il bilancio ufficiale delle vittime del Covid-19 schizza verso l'alto in Cina

Silvia Sfregola
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Il bilancio ufficiale delle vittime del Covid-19 schizza verso l'alto in Cina, dopo che Wuhan ha rivisto il numero dei morti nella città. Sono quasi 1.300 i 'nuovi' decessi, che aumentano del 50% il totale portandolo a 3.869. I contagi sono stati invece portati a 50.333, mentre a livello nazionale i morti sono 4.632 e i contagi oltre 83mila. La variazione deriva da una più attenta analisi dei caotici primi giorni di epidemia, hanno affermato le autorità, mentre il mondo guarda con scetticismo ai dati cinesi. Da più parti sono piovute accuse che le stime siano state deliberatamente sottostimate. Pechino ha sempre respinto, e respinge tuttora. Non c'è mai stato insabbiamento, operazione che il governo non consente, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, citato da Cna. Ha aggiunto che la revisione su Wuhan, città dove l'epidemia ha avuto origine a fine 2019 e rimasta in lockdown per settimane, è il risultato di verifiche finalizzate a garantire accuratezza, sottolineando che queste correzioni sono pratica comune anche a livello internazionale. Secondo i media di Stato, la sottostima sarebbe dovuta in parte alle insufficienti capacità di ricovero negli ospedali, sopraffatti dall'afflusso di pazienti al culmine dell'epidemia, alle persone morte nelle case o in strutture non collegate alla rete informativa, a errori del personale medico. Quasi dall'inizio dell'epidemia l'accuratezza dei dati di Pechino è stata messa in dubbio, in particolare a Wuhan dove per vari giorni a gennaio non furono registrati casi o decessi. Gli esperti stimano poi che oltre 3mila persone si siano infettate in un periodo di sei giorni in cui il governo già sapeva del rischio che si profilasse una pandemia, ma non ha dato l'allarme sulla gravità della situazione. E l'accusa che le autorità volessero minimizzare l'impatto dell'epidemia è stato sostenuto da notizie come quella che un gruppo di operatori sanitari, tra cui un medico poi morto per il virus, era stato redarguito e minacciato della polizia, quando aveva tentato di dare l'allerta sulla malattia utilizzando i social media. Di riflesso, nel mezzo delle polemiche è finita anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per aver difeso la gestione dell'epidemia da parte di Pechino. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la sospensione dei fondi del suo Paese all'Oms, anche imputandole faziosità 'filo-cinesi'. Nella prima fase, Pechino era stata cauta e aveva lesinato le informazioni. "La Cina ha appena annunciato un raddoppio del numero dei suoi morti, ma il bilancio è molto più alto - è stata l'accusa lanciata da Trump su Twitter - superiore anche a quello degli Stati Uniti".

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