IL FUTURO DELL'ITALIA

Pensione anticipata? Ecco quanto costerà

Filippo Caleri

Si inizia a definire meglio il costo dell’anticipo pensionistico. La cosiddetta Ape che è una delle misure di intervento previdenziale per consentire a chi è vicino alla pensione di uscire dal lavoro anche se non ha ancora i requisiti previsti dalla legge Fornero. Ebbene, chi vorrà accedere a questa opportunità, dovrà rinunciare a un importo sulla pensione futura che arriva fino al 5,5% medio annuo. In pratica nell’ipotesi massima consentita di tre anni e sette mesi di anticipo rispetto all’età di vecchiaia (uscita a 63 anni) e di un’Ape richiesta al 100% della pensione certificata mensile il taglio della somma erogata si avvicinerà al 20% della pensione netta. Un po’ di più rispetto a quanto emerso da primi calcoli che davano un costo pari al 4,6-4,7% per ogni anno. Una differenza legata al fatto che finora si era ragionato su una richiesta di Ape dell’85% della pensione certificata. I calcoli più precisi sono il risultato delle slide elaborate dal team economico di Palazzo Chigi guidato dal sottosegretario Tommaso Nannicini. Uno studio che si è tradotto in insieme di tabelle, ma anche di notizie più precise sulle condizioni dell’Ape volontaria. La rata - ha spiegato il gruppo di economisti - varierà tra il 2% e il 5,5% a seconda della percentuale di Ape richiesta rispetto alla pensione certificata per 20 anni. Bisogna però tener presente, al momento della scelta e dei calcoli per accedere all’anticipo, che la pensione mensile netta viene erogata per 13 mesi (e per 13 mesi sarà pagata la rata sul prestito) mentre il prestito Ape viene erogato per 12 mesi l'anno. Le tavole riportano nel dettaglio i requisiti per accedere all'Ape volontaria (almeno 63 anni di età, 3 anni e sette mesi di distanza massima dalla pensione di vecchiaia e 20 anni di contributi versati), ma anche il percorso per accedere allo strumento e le regole del prestito che dovrebbe concedere flessibilità di uscita senza gravare sulle finanze dello Stato. Quanto alle modalità, una volta chiesta la certificazione della pensione futura all’Inps, il lavoratore riceverà tutte le informazioni su banche e assicurazioni che hanno dato la loro adesione all’Ape e sottoscriverà sul web la proposta e la quantità prescelta di Ape. Il prestito viene pagato in rate mensili e l'Inps erogherà la pensione scontata della rata di ammortamento inclusiva di restituzione del capitale, interessi e assicurazione. Se il pensionato muore prima di aver finito di restituire il prestito sarà l’assicurazione a pagare il debito residuo, mentre l’eventuale reversibilità viene corrisposta senza decurtazioni. Dopo 20 anni dal pensionamento si completa la restituzione del prestito acceso e la pensione torna al livello normale e cioè quella che si sarebbe percepita con l’uscita rispettando pienamente le norme della Fornero. Le ipotesi finanziarie di base - si legge nelle tabelle - sono di un Tan (tasso di interesse) al 2,5% e di un premio assicurativo del 29% del capitale. Ma è è prevista una detrazione fiscale del 50% della quota di interessi e del premio. Ecco un esempio. A fronte di una pensione netta certificata dall'Inps di 1.286 euro al mese per 13 mesi e una richiesta per l’Ape dell'85% della pensione netta mensile per tre anni (1.093 euro al mese) - secondo i calcoli di palazzo Chigi - la rata una volta raggiunta la pensione di vecchiaia sarebbe di 258 euro al mese ma scenderebbe a 208 grazie alle agevolazioni fiscali. La rata all’inizio della restituzione è più alta (circa 5,4% dell'assegno) per poi scendere con il passare degli anni (4,1% al termine della restituzione) con l’aumento della pensione. Dal momento in cui si accede alla pensione di vecchiaia per tutti i 20 anni di restituzione del prestito si avrebbe una pensione netta meno rate e detrazioni di 1.078 euro al mese. L'Ape volontaria secondo il Governo interessa 300 mila persone nel 2017 e di 115.000 nel 2018. Infine dai calcoli che spiegano l’impatto economico di tutti gli interventi in materia previdenziale della legge di Bilancio emerge anche che, l’insieme delle misure, costa 6,8 miliardi tra il 2017 e il 2019 e 24,3 miliardi «cumulati» tra il 2017 e il 2026 (in media 2,4 miliardi l’anno).