L'INTERVENTO

Sgarbi: da Fo a Dylan quegli strani Nobel eretici

Vittorio Sgarbi

Scandalo dello scandalo. Come per il passaggio del testimone muore Dario Fo che fu contestato Premio Nobel, e l’Accademia di Svezia attribuisce il nuovo Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan. Ed è subito scandalo. L’uno e l’altro, per i censori del culturalmente corretto, sono eretici della letteratura, ovvero estranei. Nessuno ne nega il merito ma se ne contesta la non specificità. Perfetto Quasimodo, perfetto Montale, perfetta la Szymborska, perfetto Modiano: ma essi sono letterati, appartengono alla categoria. Dario Fo è un guitto, un attore; e Bob Dylan è un cantante. Ma il primo è anche drammaturgo, non diversamente da Pirandello, che ebbe un non contestato premio Nobel, e l’altro è un cantautore, ovvero uno scrittore di testi da mettere in musica. Che differenza c’è? La parola detta o cantata è meno evocativa di quella scritta e spesso ermetica? Chi ricorda un verso di un poeta notevole ma chiuso in sé, come Mario Luzi? Fu lui, per alcuni, la vittima italiana di Dario Fo. Riflettiamo. Dario Fo ha parlato al nostro cuore e alla nostra coscienza, al di là dell’ideologia, in modo così profondo che ne sentiamo la voce, e la parola, dentro di noi. Si chiama commedia dell’arte? Arte è comunque. Qualcuno intende negare la qualità letteraria del Ruzante? Il più grande drammaturgo del Cin-quecento italiano? Bob Dylan ha scritto canzoni che, dopo che la grande poesia tradizionale fino a D’Annunzio, Eliot e Montale ha lasciato il campo ai cosiddetti cantautori (in Italia Lucio Battisti, Celentano, Mina, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Paolo Conte e molti altri), appartengono alla nostra memoria e alla nostra coscienza, non meno di Jacques Prevert e di Neruda (a sua volta Premio Nobel) e al pari di grandi poeti come i Beatles e i Rolling Stones. Bob Dylan intercetta e interpreta sentimenti universali, non meno di Leopardi. Parla, come la poesia deve, alla nostra anima. Quando uno pensa alle origini della poesia, pensa a Omero, poeta, o gruppo di poeti, orale, la cui voce, ripetuta o cantata a memoria, è soltanto in un secondo momento trascritta. Omero, per questo, non avrebbe meritato il Nobel? Bob Dylan è l’equivalente, ed è anche un unico e impareggiabile interprete. Poeta della parola scritta e cantata. Poeta di tutti. Il Nobel non può altro che riconoscerlo. Non stabilire chi è abilitato a essere poeta. Saffo, no?