LA MINACCIA ISLAMICA

Libia, i rapitori chiedono 4 milioni per i due italiani

Francesca Musacchio

Quattro milioni di euro oppure gli ostaggi saranno ceduti ad Al Qaeda nel Magreb islamico o ad una cellula dello Stato islamico. Sarebbe questa la richiesta dei sequestratori che hanno in mano i due italiani presi nel sud della Libia il 20 settembre scorso. Bruno Cacace, 56 anni, e Danilo Calonego, di 68, sarebbero in mano ad un gruppo guidato da un uomo algerino, legato ad Aqmi ma che agirebbe per proprio conto. Le indiscrezioni arrivano dal sito Middle East Eye che riferisce le informazioni di una fonte della sicurezza algerina. Insieme agli italiani è stato rapito anche un canadese che, insieme ai nostri connazionali, lavora presso Con.I.Cos, una società di Mondovì, nel cuneese. Secondo quanto ricostruito dal sito di informazione, anche se nella zona dove sono stati rapiti i tre ostaggi opera Al Qaeda nel Magreb islamico, il gruppo di rapitori avrebbe agito per conto proprio. Un gruppo di malviventi, dunque, come emerso nelle ore immediatamente successive al rapimento. La possibilità che potessero essere ceduti ad altri gruppi, anche terroristici, non era affatto remota. Un aspetto che ha sempre preoccupato la nostra intelligence, anche in precedenti sequestri. Secondo fonti diplomatiche autorevoli raggiunte da Il Tempo, una delle preoccupazioni di questi ultimi giorni relativa alle condizioni dei rapiti e alle trattative con i sequestratori, era proprio quella di un possibile scambio di ostaggi tra le tribù. È singolare, infatti, che la notizia pubblicata da Middle East Eye arrivi il giorno dopo quella apparsa su Libya Observer, dove si è dato conto di uno scambio di prigionieri fra le tribù Zuwia e Tebu avvenuto proprio nel sud del paese, nella zona dove sono scomparsi gli italiani. In quel caso, secondo quanto annunciato dal portavoce della Mezzaluna rossa libica, Mohammed al Misurati, che avrebbe fatto da mediatore, nella trattativa sarebbero state liberate quattro persone appartenenti agli Zawia e tre dei Tebu, tutte catturate negli scontri dei mesi scorsi. In quella circostanza, però, non sono stati menzionati ostaggi di altre nazionalità. Tornando a quanto riferito da Middle East Eye, gli italiani e il canadese sarebbero in mano ad un gruppo composto da algerini e libici e guidati da Abdellah Belakahal, anche quest’ultimo algerino. Oltre al riscatto i rapitori avrebbero posto altre condizioni. Tra queste il rilascio di due prigionieri, tra i quali il fratello di Belakahal che è in carcere per traffico di armi. E comunque, le trattative per la liberazione dei rapiti, stando a quanto detto al sito da una fonte di Ghat, la cittadina dove i tecnici italiani lavoravano per la ricostruzione dell'aeroporto, sarebbero a buon punto e portate avanti da alcune tribù libiche che fanno da intermediarie. ll rapimento è avvenuto nella regione del Fezzan, nella cittadina a confine con l’Algeria. Una zona che sarebbe sotto l’egida del governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale.