voto avvelenato

Elezioni suppletive a Roma, Rizzo farà male al ministro Gualtieri

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Domenico Alcamo

«Din Din», si apre il ring del collegio uninominale di Roma centro. Chi pensava le conflittualità fossero terminate con la candidatura del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (dopo il braccio di ferro a sinistra tra gli sponsor di Gianni Cuperlo e quelli di Federica Angeli) si sbagliava. Perché adesso arriva il bello. Quanto meno a livello di immaginario. Sì, perché il compassato titolare di via XX Settembre, assiduo di Bruxelles e ben capace di stare a tavola nei consessi internazionali, troverà come avversario sulla carta, dal fantastico crogiuolo dei partiti minori, niente meno che Marco Rizzo. Leader del Partito Comunista, uno dei tanti micropartiti nati dalla frantumazione del Pci. Rizzo, con un passato da parlamentare tra Rifondazione e i cossuttiani, è anche assiduo dei talk show. E in uno di questi ha avuto un durissimo scontro lo scorso anno proprio con Gualtieri, all’epoca «solo» europarlamentare del Pd. L’arena è quella di Coffee Break, trasmissione di La7 condotta da Andrea Pancani. Andò così: Gualtieri stava argomentando un ragionamento e ad un certo punto fa: «Con settori intelligenti, a differenza di Rizzo, della sinistra radicale...». A quel punto, Rizzo attacca: «Tu lo dici qua, se fossimo fuori non lo diresti che non sono intelligente». L’altro prova a correggere il tiro giustificando che il suo riferimento è all’«intelligenza politica». Niente da fare. Rizzo specifica: «L’insulto me lo dice qua, fuori non l’avrebbe fatto, sennò gli avrei gonfiato gli occhi». A vuoto anche il tentativo di Pancani, in chiusura trasmissione, di risolverla con una stretta di mano. «Io a uno del Pd così non do la mano», chiosa Rizzo. Per approfondire leggi anche: Gualtieri candidato, l'ultimo clamoroso autogol della sinistra Ovviamente, il frammento della trasmissione è diventato virale su Facebook e per gli amanti del colore nella politica ora fa sperare in un secondo round, magari in un confronto aperto qualora ce ne dovessero essere, tra i candidati all’uninominale. Dove rischia di regalare soddisfazioni anche Mario Adinolfi, il candidato del popolo della famiglia. Andato a vuoto l’appello ai leader del centrodestra per convergere su di lui, corre da solo. E chissà se ci stupirà con qualche proposta rumorosa, tipo la riproposizione della messa a bando dei siti porno. Oppure con qualche trovata tipo la foto di alcuni mesi fa, mentre si allena al poligono di tiro con la pistola perché, come scriveva nel post, dopo innumerevoli minacce di morte è opportuno imparare a difendersi. A chi gli contestava qualche incompatibilità con il carattere identitario e cattolico del movimento, replicava: «Gesù porta la spada, Dio è Dio degli eserciti». Un assunto, però, più da Bible Belt americana che da Piazza Belli. Ma forse ci divertiremo.