Collio

Gravner, il vignaiolo che pianta boschi

Paolo Zappitelli

Josko Gravner non è mai stato un vignaiolo qualsiasi. Non lo sono i suoi vini e non lo è la sua filosofia di produttore, da sempre concentrata sul rispetto massimo di quello che la natura e il terreno offrono. Senza modifiche o «intrusioni». Anzi, andando oltre quelle che sono le regole, scegliendo di vinificare in grandi anfore di terracotta interrate, senza controlli della temperatura, del grado zuccherino e delle acidità. «Non si aggiunge e non si toglie. Prendo ciò che la natura mi dà» ha spiegato. Così in quel territorio a cavallo tra tra la Slovenia e l’Italia, nel Collio, dove Josko ha le sue viti, nascono vini difficili da etichettare e da catalogare. Ma comunque inimitabili. Il suo amore assoluto per il territorio in cui vive e coltiva stavolta, però, si è rivelato anche in una scelta radicale: trasformare un vigneto che considera non particolarmente adatto alla vite in un bosco. In modo da rispettare l’ecosistema della zona. Una decisione che fa del suo Bianco Breg 2011 appena uscito in commercio, prodotto con uve Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay e Riesling Italico, la penultima annata ad essere in vendita. I vigneti dai quali è stata raccolta l’uva sono stati infatti tutti espiantati tra il 2011 e il 2012, proprio per la decisione di Gravner di dedicarsi unicamente alla coltivazione delle varietà autoctone Ribolla Gialla e Pignolo. Per il momento i terreni sono ancora a riposo, ma la maggior parte di essi tra qualche anno diventeranno bosco. La posizione, infatti, non sarebbe ideale per le varietà scelte e Josko ha preferito favorire l’equilibrio dell’ecosistema attraverso un impianto boschivo. Solo un appezzamento di circa 2 ettari tornerà ad essere vigneto. Il Bianco Breg 2011 ha avuto una produzione molto ridotta rispetto agli anni precedenti: solo 3000 bottiglie (che per il 2012 scenderanno a 2000) tra formato da 750 ml e magnum. «A mio avviso – spiega Gravner – la 2011 è stata una delle migliori annate per i miei vini, e in particolare per il Breg Bianco. Un’annata bella da lavorare, con un buon andamento climatico e un autunno asciutto che ci ha permesso di arrivare a piena maturazione dell’uva e di vendemmiare molto avanti. Penso che questo vino ci darà grandi soddisfazioni nonostante quell’anno le uve non siano state attaccate dalla botrite». Il nome Bianco Breg deriva da un vigneto, il Vinograd Breg, dove erano coltivate diverse varietà la cui uva veniva vinificata a parte rispetto agli altri, come fosse un Cru. Il nome fu cambiato in Bianco Gravner quando alle uve prodotte in questi filari vennero aggiunte varietà provenienti da altri vigneti, come lo Chardonnay e il Sauvignon. Un cambiamento che non fu accolto in modo positivo perché recepito come un abbassamento della qualità del vino, anche se la realtà era ben diversa. L’anno successivo il passo indietro: la scelta di togliere il termine Vinograd, e di tornare a chiamarlo semplicemente Bianco Breg.