Dalla terra il vero petrolio dello Stivale

Vino e olio, valori ben più importanti, nella cultura storica non solo italiana, di qualsiasi metallo prezioso e gemma. Ben precedenti alla corsa all’oro, ai petrodollari, quando le civiltà si misuravano sui doni della terra e sulla capacità dell’uomo di farne prodotti straordinari, quando la ricchezza di una famiglia si misurava sulla quantità di olivi posseduti. Un valore culturale da non dimenticare e che in questi ultimi anni sta registrando una valorizzazione forte anche perché legata al mondo del gusto, del vivere bene, alla ricerca di quelle particolarità italiche, gastronomiche rappresentanti una delle migliori voci dell’export nostrano. Rivivono così varie forme d’arte della terra che nel periodo della ricostruzione post bellica, del boom economico e fino agli anni Ottanta, erano state sottovalutate, relegate in secondo o terzo piano, sia produttivo che culturale. Grave errore, snaturante per il Bel Paese. Oggi si moltiplicano gli appuntamenti che parlano del valore del vino e dell’olio, come quelli dell’Ais, l’Associazione Italiana Sommelier, in zone che ne sono la culla, come a maggio per la terza «Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio». Dall’Alto Adige alla Sicilia, vecchi e nuovi produttori, consorzi, le strade del vino e dell’olio, associazioni come Città dell’Olio, sono tutti tesi a questo obiettivo che rappresenta la nuova corsa all’oro con un richiamo forte alle origini. È cultura, è grande valore quando, per esempio, un Leonardo Salustri, produttore di olio e vini Montecucco nell’Amiata, «dialoga» con le viti assaggiando gli acini: sembra chiedere alle bacche rosse come stanno, se sono pronte per quel passaggio, quel processo che le trasformerà in un ottimo vino. È valore quando lo stesso Salustri trasmette questa capacità a giovani che dalle università, come quella di Pisa (corso di laurea in Viticoltura ed Enologia), vanno da lui per degli stage. Riprova ne è anche il moltiplicarsi di professionisti del settore, della fame di conoscenza che non porta solo a ottimi risultati produttivi e a nuove eccellenze, ma alla nascita di nuovi sommelier e nuovi maestri dell’olio. Tutto richiama alle economie dei grandi commerci che dell’Egitto faraonico hanno avuto grandi sviluppi nell’impero romano, testimoniati dagli antichi resti.