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Il nuovo nucleare nella transizione energetica: un alleato per le rinnovabili
Il ritorno del nucleare nel dibattito energetico italiano non è più una provocazione politica né una suggestione teorica. È una discussione che si colloca dentro una trasformazione profonda del sistema elettrico, chiamato a coniugare tre obiettivi non sempre allineati: decarbonizzazione, sicurezza degli approvvigionamenti e stabilità dei prezzi. Il tema riemerge oggi in una forma diversa: non il nucleare “classico” delle grandi centrali costruite nel passato, ma un nuovo nucleare pensato per integrarsi con le rinnovabili, invece che per sostituirle. Una prospettiva che impone cautela, analisi rigorosa e trasparenza, ma che difficilmente può essere liquidata come un tabù.
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Il sistema elettrico italiano è sempre più fondato su eolico e fotovoltaico. Una scelta strategica, coerente con gli obiettivi climatici europei. Tuttavia, queste fonti sono intermittenti per natura, sole e vento non garantiscono produzione costante, hanno bisogno di essere associate a sistemi di accumulo, batterie agli ioni di litio che immagazzinano l’energia per rilasciarla quando serve. Una tecnologia in rapido sviluppo ma non sono ancora sufficiente a coprire su larga scala i picchi di domanda. È in questo spazio che si inserisce il nucleare di nuova generazione: non come alternativa ideologica alle rinnovabili, ma come alleato, capace di assicurare continuità produttiva e generare energia a zero emissioni accompagnando la transizione energetica.
SMR e AMR: cosa cambia rispetto al passato
L’attenzione del governo e dell’industria è oggi concentrata sui Small Modular Reactor (SMR) e sugli Advanced Modular Reactor (AMR). Si tratta di impianti di taglia ridotta, progettati per essere più flessibili, standardizzati e sicuri rispetto alle centrali tradizionali.
I punti chiave:
Investimenti più accessibili: circa 2–3 miliardi di euro per 300 MW, contro i 12–15 miliardi necessari per un impianto convenzionale da 1 GW.
Standardizzazione industriale: moduli assemblati in fabbrica, con riduzione di tempi, costi e complessità progettuale.
Stabilità economica: una vita operativa che supera i 60 anni e costi di produzione prevedibili, meno esposti alle fluttuazioni delle materie prime.
Sicurezza e sostenibilità: sistemi di raffreddamento passivo e, nel caso degli AMR, la possibilità di ridurre e riutilizzare parte delle scorie.
Non siamo di fronte a tecnologie miracolistiche, ma a soluzioni in evoluzione, già oggetto di sperimentazione e programmi industriali avanzati in diversi Paesi.
Il nucleare in Europa, PNIEC e filiera industriale italiana
Il dibattito italiano non si sviluppa nel vuoto. Oggi l’Unione Europea conta circa 100 reattori nucleari operativi e oltre una dozzina di Paesi hanno avviato o rilanciato programmi nucleari: Francia, Svezia, Polonia, Finlandia, Olanda, Ungheria, Bulgaria. In questi contesti, il nuovo nucleare è considerato una leva strategica per la neutralità climatica, accanto alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Non un dogma, ma uno strumento in più.
L’aggiornamento del PNIEC 2024 - il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, documento strategico con cui ogni Stato membro dell’Unione Europea definisce obiettivi, politiche e misure in materia di energia e clima, in coerenza con il Green Deal europeo e con gli impegni internazionali sulla riduzione delle emissioni - prevede, in uno degli scenari di lungo periodo, tra 8 e 16 GW di capacità nucleare entro il 2050, pari a una quota compresa tra l’11 e il 22% del fabbisogno elettrico nazionale. In questo contesto nasce Nuclitalia, la società costituita da Enel, Ansaldo Energia e Leonardo, con l’obiettivo di sviluppare competenze, filiere e partnership nel nuovo nucleare italiano.
Le tre missioni dichiarate sono:
Analisi e selezione delle tecnologie più mature, a partire dagli SMR, con uno sguardo prospettico sugli AMR.
Valorizzazione della filiera industriale nazionale, attraverso partnership e co-design.
Partecipazione ai programmi internazionali di ricerca, in collaborazione con università e centri di eccellenza.
Un’impostazione che punta a evitare scorciatoie e improvvisazioni, privilegiando un percorso graduale e industrialmente solido. Il nuovo nucleare non è la soluzione unica alla transizione energetica italiana. Ma potrebbe diventare uno degli strumenti, se dimostrerà di essere sicuro, sostenibile, economicamente compatibile e realmente complementare alle rinnovabili. In un sistema energetico sempre più complesso, la vera sfida non è scegliere tra “sì” o “no”, ma governare le scelte con realismo, competenza e visione di lungo periodo